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Posts Tagged ‘conflitto arabo-israeliano’

Abraham Yehoshua, scrittore israeliano di pace insieme ad Amos Oz e David Grossman, era solito dire “ho vissuto per scrivere“. E l’ha fatto fino al termine del suo viaggio terreno.

Ne “Il lettore allo specchio” ha spiegato in modo magistrale la differenza tra il “come” e il “cosa” nella scrittura, una lezione non solo per chi si inerpichi sulle vette dello scrivere, ma anche per lo spettatore/lettore di quei paesaggi. “Secondo me – affermava Yehoshua – la domanda principale è “come” qualcosa succederà, e non “che cosa” succederà. Riuscire a trattenere l’attenzione di chi legge sul come e non sul cosa è un problema che deve affrontare qualunque scrittore. E’ nei libri gialli che per lo più ci si chiede soprattutto che cosa succederà, ma dopo che si è finito il libro non ci si pensa più, mentre in altri tipi di romanzo si sa già che cosa avverrà e la domanda essenziale verte sul come. E’ lo stesso nella vita reale; nessuno si preoccupa di che cosa faremo a mezzogiorno, perché sappiamo già che andremo a pranzo. Quello che vogliamo sapere del nostro futuro è come sarà. L’equilibrio fra il che cosa e il come è l’arte dello scrittore.”

Grazie Yehoshua per avercelo spiegato così bene.

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Quello arabo-israeliano è un conflitto endemico a cui il mondo sembra prestare un’attenzione ancora minore rispetto ad altri luoghi di scontro. Come se la tensione tra i gruppi armati di Gaza e Israele, con lanci di razzi da una parte e bombardamenti dall’altra, fosse connaturata a quella difficile convivenza.

A farne le spese è la popolazione civile e soprattutto i bambini, come denunciano le organizzazioni umanitarie che chiedono l’avvio di una tregua per fermare le ostilità. Con l’apertura di corridoi umanitari per salvaguardare i diritti dei più piccoli. Mai tanto invisibili agli occhi del mondo.

Forse perché i bambini di Gaza si nascondono, barricandosi dietro semplici porte di legno e cuscini di fortuna. Fino a scomparire del tutto. Coi loro giochi, coi loro sogni, coi loro corpi.

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Roy Lichtenstein, “Whaam!” – 1963

Minimo dettaglio, impatto massimo.

Ma la guerra non è un fumetto.

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