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Posts Tagged ‘cittadini’

Le ragioni non sono mai univoche.

Guardando le immagini violente degli scontri tra Guardia Civil e cittadini in coda per il voto al referendum indipendentista catalano, l’indignazione è naturale. Pur trattandosi di una consultazione considerata illegale dal governo di Madrid. Ovvero dalla Spagna, la nazione a cui appartiene anche Barcellona. Che però ha deciso di tirarsi fuori, andando per la propria strada.

Pericoloso precedente per un’Europa sempre più separatista. E sempre meno lungimirante sul proprio futuro.

Le ragioni non sono mai univoche.

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Il 18 ottobre 1886 veniva pubblicato “Cuore” di Edmondo De Amicis. Libro all’apparenza datato, che però ha ancora alquanto da ricordarci. Per esempio sul senso primo della scuola. E’ il padre del protagonista, Enrico, a sottolinearlo in una lettera al figlio.

Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell’ora vanno a scuola in tutti i paesi; […] vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuola della Russia quasi sperdute tra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiata dalle palme, milioni e milioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose; […] e pensa: – Se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo.

Su tale pensiero soffermiamoci noi tutti, studenti-insegnanti-genitori-figli-politici-cittadini. Soffermiamoci. E poi ripartiamo. Con più lena. Perché avere “istruzione” vuol dire possedere gli strumenti per costruire il proprio “edificio” ed avere le “chiavi” per entrare in quello comune.

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Il dato politico che emerge e su cui riflettere dopo il primo turno delle amministrative è che un numero sempre più esiguo di cittadini esercita il diritto di voto, cioè di esprimersi.

Al di là del palese comportamento non-sense di chi non va a votare, vuoi per protesta, vuoi per disinteresse, vuoi per ignoranza, vuoi per vacanza, vero è che tale tendenza nel nostro Paese è in incremento, allineandoci peraltro alle altre democrazie europee.

Curioso però che, soprattutto nell’atto politico più attivo e concreto, quello amministrativo, si scelga di non dire la propria, anche fosse in negativo alla Montale o turandosi il naso alla Montanelli.

Triste poi il silenzio di espressione dopo averlo conquistato con lacrime e sangue. Ma tanto è. Come dice il Poeta, “s’ei piace, ei lice”.

Però basta lamentazioni da parte degli astensionisti. Persino Geremia sa quando tacere.

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portafoglio

Nel tempo a. 5s. (prima dell’avvento “5 stelle”) esisteva il ministro senza portafoglio. Significava che non aveva ministero per cui avere potere/libertà di spesa.

Oggi, nel tempo d. 5s. (dopo l’avvento “5 stelle”), esiste l’onorevole-cittadina senza portafoglio. Significa, oltre che semplicemente l’ha perso come può accadere a chiunque, che non avrà libertà di rimborso per le spese sostenute.

Noi “cittadini” semplici ce ne facciamo una ragione e consigliamo alla cittadina Lombardi di fare altrettanto, evitando inoltre nell’ordine:

1) di diventare la gaffeur dell’anno: dopo la cafonal battuta su “nonno” Napolitano, questa sulla sua perdita in vista di rimborso non getta buona luce sul francescano distacco dei “5 stelle” dai pubblici emolumenti.

2) di usare la parola “compassione” per ritrovare l’ormai famoso portafoglio. Un termine tanto alto è davvero fuori luogo per una vicenda tanto piccina. Aver compassione significa “immedesimarsi nel dolore dell’altro”. Che per il portafoglio perso la cittadina Lombardi stia così male da aver bisogno dell’altrui empatia è difficile crederlo.

3) di annunciare alle telecamere con aria tra il divertito e lo sfottò che quelle spese a rimborso erano di caffé e biglietti del bus. Che caduta di stile per chi mostra reiterata supponenza di fronte alla vecchia politica! Comunque, nonostante la sottrazione di rimborso, lo stipendio Lombardi di questo mese resta ancora congruo: 10.750 euro. A meno che certe inveterate “abitudini”, pur polemizzate, siano già state acquisite…

Ps: faticoso tenere aggiornato il gaffe-book della cittadina Lombardi. Scrivo del portafoglio e lei già dichiara che il Movimento 5 stelle voterà, quale candidato Presidente della Repubblica, quello che uscirà dalle “Quirinarie” (sob), anche fosse Totò Riina (sigh). Da bambina deve essere stata assente quando spiegavano il gioco del silenzio.

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Sebastiano Brancato - "La scampagnata"

Sebastiano Brancato – “La scampagnata”

Bella l’idea della scampagnata grillesca.

Paesaggio bucolico, cibo sano, porte chiuse, telecamere spente. E lo streaming da loro tanto amato? Possibile averlo dimenticato a casa?

Cosa doveva nascondere il Capo nel suo discorso a tavola perché i “cittadini” da lui sempre citati non potessero ascoltare?

Poi pensi che proprio a pranzo il capofamiglia tiene il sermone. E in casa, non fuori, si lavano i panni quando non del tutto tersi.

Con buona pace della trasparenza.

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elezioni_politiche

Se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo solo osservarla in tempo di elezioni.

Mark Twain, Autobiografia, 1924

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sondaggio

Finalmente respiriamo!

L’ansia al fotofinish da sondaggio può essere accantonata. Almeno fino al momento degli exit polls.

Si notano discrepanze tra i sondaggi, perché anche lì dipende dagli orientamenti del committente. E la matematica è sempre più vaga.

Manteniamo però in stand by il “podio”, con le medaglie ancora da assegnare, soffermandoci invece sui titoli di coda di questi sondaggi, che si chiudono su un dato alquanto allarmante: il 20% di astenuti più il 10% di indecisi risultano ad oggi il terzo partito italiano.

Non è poco. Significa disinteresse, protesta, rigetto, disgusto per quanto è polis, la comunità dei cittadini, cioè di tutti noi. E significa automaticamente consegnare il proprio voto ad altri, forse proprio a quelli verso cui si prova dispregio.

Ognuno è libero nelle proprie scelte. Ciò che è auspicabile è la consapevolezza del gesto.

E che si evitino lamentazioni sui risultati il giorno successivo al voto.

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el-matador-abbas-djamat

L’incontro-scontro Berlusconi versus Santoro a “Servizio Pubblico” è stata una corrida come nell’anticipazione del conduttore. Ma non una corrida tra toro e matador, bensì “La corrida”, storica e popolare trasmissione radiotelevisiva che, attraverso un garbato mattatore quale Corrado, dava il via ad una serie di siparietti tra dilettanti allo sbaraglio.

E se Santoro e Berlusconi dilettanti non sono, allo sbaraglio sembravano, l’uno in cerca di share, peraltro ottenuto, l’altro in cerca di rimonta, peraltro raggiunta. Tutti contenti? Gli spettatori alquanto divertiti per i siparietti da guitti tra i due (il tormentone delle scuole serali è apparso un pezzo da cabaret), i sostenitori del Cavaliere di sicuro ringalluzziti dalla performance d’autore del loro. Un po’ meno forse i cittadini che, in vista di importanti elezioni, hanno visto sfumare ancora una volta la possibilità di concrete disamine su temi economici e sociali tanto sentiti dal Paese reale.

Ma in tempi di superficie ciò che conta è il minuetto. La corrida è lotta troppo cruenta, senza possibilità di repliche.

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E ora sbrogliare la matassa non è semplice.

Perché la sinistra deve ormai fare i conti coi suoi stessi risultati.

Il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, ha vinto il primo turno. Ma non ha stravinto. Come tanti nel partito sostenevano.

Lo sfidante rottamatore Matteo Renzi, da molti nel partito considerato la serpe in seno, non ha vinto. Ma non ha perso. Anzi.

Ora si prepara una settimana di sfida all’O.K. Corral. Una sfida che, se da una parte sta risuscitando i cittadini alla politica, dall’altra rischia di sfinire il Partito Democratico, non solo portando a nudo divisioni interne forse insanabili, ma sfilacciando ulteriormente una possibile ma ancora larvata coalizione di governo.

E se il ballottaggio sembra poter definitivamente dirimere i rapporti di forza, in realtà solo dopo i risultati si giocherà la vera partita.

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