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Posts Tagged ‘centenario’

Illustrazione digitale di Ion Sabrina, 2022, studentessa del Liceo A. Volta di Pavia

La memoria involontaria che agisce attraverso un pezzetto di madeleine inzuppato nel té. E sono “intermittenze del cuore”…

E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della madeleine. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva? Che senso aveva? Dove fermarla? Bevo una seconda sorsata, non ci trovo più nulla della prima, una terza che mi porta ancor meno della seconda. E tempo di smettere, la virtù della bevanda sembra diminuire. È chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me. È stata lei a risvegliarla, ma non la conosce, e non può far altro che ripetere indefinitivamente, con la forza sempre crescente, quella medesima testimonianza che non so interpretare e che vorrei almeno essere in grado di richiederle e ritrovare intatta, a mia disposizione (e proprio ora), per uno schiarimento decisivo. Depongo la tazza e mi volgo al mio spirito. Tocca a lui trovare la verità… retrocedo mentalmente all’istante in cui ho preso la prima cucchiaiata di tè. Ritrovo il medesimo stato, senza alcuna nuova chiarezza. Chiedo al mio spirito uno sforzo di più…ma mi accorgo della fatica del mio spirito che non riesce; allora lo obbligo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a rimettersi in forze prima di un supremo tentativo. Poi, per la seconda volta, fatto il vuoto davanti a lui, gli rimetto innanzi il sapore ancora recente di quella prima sorsata e sento in me il trasalimento di qualcosa che si sposta, che vorrebbe salire, che si è disormeggiato da una grande profondità; non so cosa sia, ma sale, lentamente; avverto la resistenza e odo il rumore degli spazi percorsi…All’improvviso il ricordo è davanti a me. Il gusto era quello del pezzetto di madeleine che a Combray, la domenica mattina, quando andavo a darle il buongiorno in camera sua, zia Leonia mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio.”

Grazie Marcel Proust.

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Elsa Morante con Alberto Moravia a Capri negli anni Quaranta

Il 18 agosto 1912 nasceva Elsa Morante, l’autrice di romanzi famosi come “L’isola di Arturo” e “La Storia”. Cento anni fa.

Mi piace ricordarla attraverso una mostra, “Tracce dell’isola 1936-1956” allestita in un luogo che la scrittrice ha frequentato e amato, Anacapri.

L’esposizione, all’interno della “Casa Rossa”, racconta la Capri di quegli anni, in cui pittori, scrittori, artisti diedero vita ad una stagione felicemente creativa.

Quadri, foto d’epoca, manoscritti fanno in parte rivivere quei momenti, con visioni inedite dell’isola azzurra. Insieme alla Morante vengono raccontati i volti di quello che fu un autentico laboratorio culturale, da Giorgio De Chirico a Renato Guttuso, da Alberto Moravia a Enrico Prampolini, da Palma Bucarelli a Toti Scialoja.

Il filo rosso tra queste “tracce” potrebbe essere proprio una riflessione di Elsa Morante: “Che il segreto dell’arte sia qui? Ricordare come l’opera si è vista in uno stato di sogno, ridirla come si è vista, cercare soprattutto di ricordare. Ché forse tutto l’inventare è ricordare”.

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Nei giorni del Salone non si può non omaggiare quello “struzzo” che tutto digerisce, uno struzzo che da stemma cinquecentesco è divenuto, grazie alla scommessa editoriale di Giulio Einaudi, simbolo di una delle più alte imprese culturali del Novecento, a cui associamo nomi della caratura di Pavese, Vittorini, Ginzburg, Calvino e molti altri.

La Città di Torino e la Regione Piemonte ricordano il centenario della nascita di Giulio Einaudi anche con una mostra en plein air,  “Giulio Einaudi e il suo mondo”,  allestita sotto i portici di via Po, composta da 46 banner realizzati con fotografie d’epoca relative alla figura di Giulio Einaudi e ai protagonisti del suo tempo.

L’amore di Giulio Einaudi per il libro lo si può respirare dalle sue stesse parole: “Il libro, sia esso romanzo, saggio o poesia, deve coinvolgere al massimo l’intelligenza e la sensibilità del lettore. Quando in un libro una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro, di una scultura o monumento, quel testo ti arricchisce non solo nell’immediato ma ti muta nell’essenza.

Quella sensazione di sentirsi spostati, dopo una lettura di valore, di qualche centimetro. Con l’essenza mutata.

Grazie Giulio.

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Il 6 aprile 1912 si spegneva Giovanni Pascoli, il “fanciullino” della nostra letteratura.

Tra le iniziative per i 100 anni dalla sua morte un francobollo commemorativo con l’effige del poeta di San Mauro di Romagna e alcuni versi di una delle sue poesie più conosciute, “La cavalla storna”, che rievoca la morte violenta del padre.

Alla vigilia della Pasqua cristiana vengono in mente quei versi di un’altra sua lirica, “X agosto”, in cui la figura di Cristo è adombrata nella vicenda della rondine uccisa in parallelo all’assassinio del padre:

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;

Con un Cielo che, nel pensiero di Pascoli, rimane comunque lontano rispetto al dolore umano:

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!



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Il 21 luglio 1911 nasceva il sociologo canadese Herbert Marshall McLuhan, il teorico del “villaggio globale”. Già nel 1964 in “Understanding Media” scriveva: “Oggi, dopo più di un secolo di tecnologia elettrica, abbiamo esteso il nostro sistema nervoso centrale fino a farlo diventare un abbraccio globale, abolendo limiti di spazio e tempo per quanto concerne il nostro pianeta.”

Ancora valida e attuale la visione di McLuhan, anche a detta del professore Derrick de Kerckhove, già suo studente e ora direttore del Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia all’Università di Toronto: “Cosa dire dello scandalo Murdoch sulle intercettazioni? Non è forse un chiaro esempio di evento da “villaggio globale”? In futuro, aveva detto Marshall, metà del mondo sarà occupata a spiare e riferire sull’altra metà. Una visione della società estremamente profetica.”

"Golconde" di René Magritte (1953)

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