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Massimo Stecchi, “Il Drappellone del Palio di Siena”, 2019

Sul Drappellone 2019 del Palio di Siena del 2 luglio domina un intenso spatolato azzurro, come i cieli estivi della campagna senese.

La Madonna di Provenzano a vegliare dall’Alto, brunita come solo la terra di Siena.

Il gioco e la leggerezza della giostra raccontati attraverso un palloncino che sembra guidare (casualmente?) le sorti della corsa.

Un cavallo, muso verso l’alto e briglia tirata, ad immortalare la tensione aspra della gara.

E poi il senese doc che assiste e partecipa corpo e cuore, vestito solo delle proprie emozioni.

A pioggia, quasi gocce cromatiche, gli stendardi delle contrade, protagoniste assolute del Palio.

Tutto è pronto. Tra sacro e profano.

Ps: la sorte muove le sorti del Palio. La “mia” Civetta oggi, per sorteggio, aveva il migliore cavallo di piazza, ma ha ottenuto, sempre per sorteggio, la posizione di “rincorsa”… Uffa!

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Gian Marco Montesano – Drappellone Palio Straordinario di Siena, ottobre 2018

Sensazione di straniamento.

Siena, Piazza del Campo. Tufo ovunque, come solo nei giorni di Palio, quelli caldi, di inizio luglio e mezzo agosto. Con la luce abbacinante durante il giorno e lunghissima al momento della corsa, coi cavalli tra i canapi a sfidare l’arrivo del crepuscolo arancio.

Ma oggi la luce appare sfumata, col sole che sembra in anticipo sul proprio sonno. E gli abiti degli spettatori a regalare meno pelle all’aria. Con qualcosa di straordinario ad abitare la Conchiglia.

Il Palio di Siena ad ottobre. Per celebrare il centenario della fine della prima guerra mondiale. Come racconta il drappellone, firmato dall’artista torinese Gian Marco Montesano.

Un soldato, un fante del Piave, che porge dei fiori ad una ragazza baciandole la mano. Nessun campo di battaglia, solo gentilezza e bellezza. Quella deturpata e dimenticata dalla violenza del conflitto.

Di ogni conflitto.

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Per dodici mesi le 17 contrade si preparano. Nei giorni che precedono il Palio si lascia poi giocare il “caso”. E’ infatti lui a decidere per sorteggio le tre contrade (tra quelle partecipanti l’anno precedente) che correranno insieme alle sette di diritto perché escluse l’anno prima. E’ lui a “scegliere” cavalli e fantini. Ed è ancora lui a decidere le posizioni dei cavalli alla partenza. Nell’ombra delle Contrade ci sono però i maneggi per “imbrigliare” il caso, trattando segretamente coi fantini, affinché corrano contro la contrada avversaria.
Ma all’alba del 2 luglio è  la Madonna di Provenzano ad essere la festeggiata. E si comincia: il corteo storico delle Contrade con gli alfieri che sbandierano colori e simboli e storia, il ritmo incalzante dei tamburi che preparano l’atmosfera della corsa, il Carroccio che porta il “Pallium”, il drappellone di seta che è appunto il “palio”, realizzato ogni anno da artisti senesi o famosi pittori contemporanei, il Campo gremito di gente e aspettative, l’anello della corsa che riecheggia di corse passate e già leggenda, fresco di tufo e terra di Siena.
L’uscita dei cavalli e dei fantini dall’ “entrone” fa scendere il silenzio sulla Piazza per far parlare un rito che si ripete dal medioevo, da quella vittoriosa battaglia di Montaperti del 1260, per cui si volle simboleggiare un ringraziamento alla Madonna (dell’Assunta il 16 agosto, e di Provenzano il 2 luglio dal 1656, rendendo doppio il palio annuale).
E’ la “mossa”, la partenza, uno dei momenti più emozionanti della corsa, perché è la posizione dei cavalli tra i canapi a preparare parte del risultato. Questo è il momento dei fantini che tenteranno fino all’ultimo nuove strategie ed inaspettate alleanze con altri a discapito di altri. All’entrata dell’ultimo cavallo, il decimo, di “rincorsa”, il mossiere fa scattare il verrocchio per dare il via alla competizione.
Tre giri del Campo, con fantini che cavalcano a pelo e possono esser sbalzati via (e il cavallo rimane “scosso” ma può vincere se continua la sua corsa), nerbi di bue che volteggiano nell’aria, la polvere che si alza, gli zoccoli dei cavalli che divorano la terra battuta per arrivare alla curva più difficile, a gomito e in discesa, la curva di San Martino. Dopo i primi due giri le sorti della corsa si fanno più chiare, col Palio conteso ormai tra poche Contrade prima del rettilineo e della curva del Casato.
L’arrivo è segnalato dal bandierino bianco e nero, i colori di Siena, e dallo scoppio del mortaretto che accompagna le urla assordanti dei contradaioli che invadono la pista per portare in trionfo il vincitore.
PS: Mi sono appassionata e poi innamorata del Palio di Siena e del suo mondo dopo aver letto una piccola grande storia di Fruttero & Lucentini, “Il Palio delle Contrade morte”, in cui come i protagonisti mi sono letteralmente “persa” nelle assolate e silenziose campagne senesi in preda ad un sogno legato ad una corsa di cavalli in una città densa di fascino, un labirinto di vicoli antichi e ombre altissime.

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