Ultimo giorno per una delle mostre celebrative i 25 anni dalla scomparsa di Andy Warhol, esponente di punta del movimento americano della Pop Art.
Questa mostra, “Andy Warhol. Dall’apparenza alla trascendenza”, è stata allestita al Centro Saint-Bénin di Aosta con un’ottantina di opere che ricostruiscono il percorso creativo dell’artista, dai personaggi-icona, quali Marilyn Monroe, Liza Minnelli, Mao Tse-Tung, Mick Jagger, agli oggetti seriali che lo hanno reso famoso, dagli Space Fruits alle Campbell’s Soup, dai Carton Box alle bottigliette di Coca-Cola, permettendoci un viaggio nella sua dirompente inventiva nonché una riflessione sulla comunicazione di massa.
Guardando le opere di Andy Warhol si sentono le parole che lo stesso artista aveva scritto su di sé: “Lo sguardo senza interesse, la grazia disfatta, il languore annoiato, il pallore sprecato… La maschera di gesso da folletto, lo sguardo un po’ slavo… L’ingenuità bambina, al chewing-gum, il fascino della disperazione, la trascuratezza narcisa, la perfetta diversità, l’inafferrabilità, l’ombrosa, voyeuristica aura vagamente sinistra… La pallida pelle d’albino. Incartapecorita. Rettile. Quasi blu… La mappa delle cicatrici, le labbra che tendono al grigio, gli arruffati capelli bianco-argenteo, soffici e metallici. Mi guardo allo specchio e dico: c’è tutto”.
Autoironia, timidezza, cinismo, vanità. Apparenza e trascendenza. E anche quella maschera di cui l’artista diceva: “A volte è così bello tornare a casa e togliersi il costume da Andy”.