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Posts Tagged ‘campagna’

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Così mi immagino l’Estate.

Fanciulla di campagna, sdraiata accanto al suo “compagno”, il biondo grano, in posa languida e rilassata.

Non c’è fretta nei suoi gesti, non c’è ansia nei suoi occhi. Sa che ogni cosa viene a suo tempo.

Forse è per questo che tarda nel presentarsi a tutti noi… Cogliendoci all’improvviso di sorpresa.

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La campagna sta per chiudere per ferie. Le sue, lunghe e naturali.

Tra gli ultimi lavori la raccolta delle olive, “pettinate” dai loro alberi.

E così gli uliveti si presentano come spose.

Coi loro veli colmi di profumi e di promesse.

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“C’è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.

“La luna e i falò” di Cesare Pavese


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La Parola

Picnic: Colazione o merenda all’aperto durante una scampagnata. Dal francese pique-nique, composto di piquer (rubacchiare) e nique (cosa di poco conto).

Il termine si è diffuso alla fine del ‘600, riferendosi inizialmente solo alla frugalità, ad una mangiata di pochi e semplici cibi, forse sottratti direttamente in cucina, e consumati al di fuori del rito del pasto consumato a tavola. Nell’Ottocento si diceva “fare un picnic” riferendosi ad un pasto consumato in allegria sui prati, su una spiaggia o sulle rive di un fiume, e la parola perde il clima di socializzazione in favore di una patina più rilassata e intima, ideale contorno per il corteggiamento. Privilegiati i piatti freddi, come pane, salumi, formaggi, uova, insalate, frutta, torte, con l’accompagnamento di bevande generalmente analcoliche.

Due famosi esempi di picnic nell’arte sono il dipinto di Edouard Manet “Le dejeuner sur l’herbe” (1863) e il romanzo “Picnic ad Hanging Rock” di Joan Lindsay da cui è stato tratto il film omonimo di Peter Weir.

"Picnic" di Fernando Botero (1989)

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