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Posts Tagged ‘cammino’

Ci piaccia o meno, stiamo diventando alberi. Ovvero, esseri animati che non si muovono.

Gli alberi infatti sono fermi. Dalla nascita alla fine. Tutti i loro tentativi, anche estremi, per raggiungere aria e acqua e luce in condizioni di difficoltà, non vanno oltre l’allungamento di radici e rami. Ma stando sempre fermi nel posto d’origine. Così è la specie vegetale.

Alla specie animale, tra cui noi umani, è invece connaturato il movimento. Da subito, da sempre. La limitazione di libertà ci rende infatti captivi. Cioè “prigionieri” e quindi “cattivi”. A differenza delle piante sentiamo la necessità di andare a cercare luce, fosse anche sapendo già di dover attraversare il buio.

Passo, cammino, ricerca sono inscritti nella nostra, pur sempre imperfetta, genia.

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Auguri di un Natale Sereno. Seppur straordinario.

Che la Nascita possa annunciare agli Uomini di Buona Volontà il rientro in una ritrovata ordinarietà.

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“Fiore in cammino” – Photo by Ester Maero

Se fossimo fiori questo è il momento dell’anno in cui cercheremmo più aria e luce e sole.

Pur non essendo fiori, tale irrefrenabile voglia ci abita. Forse come non mai.

Ma a differenza del regno vegetale che è per sua natura stanziale, noi abbiamo la possibilità dello spostamento.

Usiamolo al meglio. Apprezzando grati. Senza inutili e pericolosi tuffi carpiati.

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Auguri affettuosi di Buona Pasqua a tutti i viaggiatori di espress451.

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good-houskeeping

Lo strano cammino delle parole.

Sentiamo pronunciare “attenzione“, ed immediatamente scattiamo sull’attenti.

E’ difficile del resto che “Acthung” non rievochi tempi spaventosi.

Eppure l’attenzione è anche cura per l’altro, occhio speciale e affettuoso verso qualcuno a cui vogliamo bene.

O che, semplicemente, ha bisogno di noi in quel momento.

Attraverso un gesto di attenzione. Che, se affettuosa, si fa “manutenzione”.

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libri (1)

E’ diventato un autentico albero il Salone del Libro di Torino.

Sotto le cui fronde cartacee ama sostare chi considera i libri sostanziosi e affettuosi compagni di vita.

Le radici, come sempre, non si vedono, ma sono quelle su cui oggi il Salone cammina sicuro.

E chi legge cammina sereno. Nonché meno solo.

 

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de_gregori

Probabilmente dev’essere strada
la vita lavorata
per il tempo ed il denaro
e la casa costruita
Come un ponte su un’ autostrada
un ponte su un’ autostrada
e quel che vedi dai finestrini
di questa macchina usata
E’ difficile capire cos’è
ma dev’essere strada
E se quindi dev’essere strada
ci deve stare chi ci cammina
e chilometri di passeggiata
le poche case sulla collina
E dev’esserci acqua che piove
ci dev’essere acqua che piove
per il fiume che porta al mare
in fondo a questa vallata
E da qui non si vede granché
Ma dev’essere strada

Da “Sulla strada” di Francesco De Gregori

E così anche De Gregori ne ha subito il fascino. Di quella “strada”, che è la vita stessa, passo dopo passo, o come diceva Antonio Machado “Cammino apre cammino”. Con Jack Kerouac a fare da apripista, autenticamente On the road: “Dean gli aveva dato la carica la sera prima e adesso non voleva saperne di fermarsi“.

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notizie

Il mondo corre sempre più veloce. Ormai tutto è  in rete. Ma non si prendono pesci e non ci sono gol.

E’ un momento generale di vacanza. No, non quella allegra di un tempo. Questa è vuoto, di ideali, sogni, orizzonti. Restano i tramonti.

Il mio cammino? Procede. Con qualche passo incerto. E pause per osservare. Ma per me camminare, lo sai, è pensare-amare-viaggiare-nuotare.

Il mare, quello sì, resta stabile e affettuoso. Come te, quando mi invitavi a corrergli incontro…

a papà Sergio

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Robert Doisneau, Les jardins du Champ de Mars (1944)

Che questa contagiosa energia infantile sproni il 2012 di tutti noi per un cammino costruttivo come quello della Tour Eiffel.

Forte nella sua solidità. Bella nella sua leggerezza. Semplice nella sua originalità.

Proprio come i bambini di Doisneau.

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Che possa essere un reale tempo di attesa e non di fretta. Un tempo in cui far decantare i pensieri dentro di sé.

In quella cantina privilegiata che diventa ciascuno di noi quando pone orecchio al bambino che ancora è.

E che apre, con curiosa frenesia e delicata tenerezza, le caselle del suo calendario d’avvento.

Ritrovando, almeno in parte, le tessere del proprio cammino.

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