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Posts Tagged ‘Betlemme’

Bansky, “La cicatrice di Betlemme”

Ancora una volta Bansky ci fa riflettere.

Il suo ultimo “segno” è una “cicatrice”.

Nell’ingresso dell’hotel “Walked off” a Betlemme, a ridosso del Muro di protezione di Israele, “La cicatrice di Betlemme” raffigura una piccola mangiatoia di presepe posta di fronte ad un muro trapassato da una granata. Ma quel foro, simbolo del male umano, diventa una stella sopra alla Natività, trasformandola così, a detta dell’artista, in una “Natività modificata”.

A sottolineare l’urgenza di modifica del comportamento umano.

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Banksy, “Walled off Hotel” – Betlemme, 2017

Betlemme. Un laboratorio di ceramica che diventa hotel. Un hotel vista muro, quello che dal 2002 divide Israele dai territori palestinesi.

Una provocazione, l’ultima, di Banksy. Che interviene sui muri delle stanze. In modo immaginifico.

Così un soldato israeliano e un manifestante palestinese lottano sì, ma con i cuscini. E solo le piume cascano a terra.

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Manifestazione. Apparizione. Rivelazione.

Di sentimenti nuovi. Di profondità sorprendenti. Di angolazioni inaspettate.

Che “Epifanìa” straordinaria sia.

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“Era uno spettacolo impressionante, i mille lumi delle vetrine, i festoni, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili che tentavano affannosamente di andare avanti e il formicolio vertiginoso della gente che andava e veniva, entrava ed usciva, si accalcava nei negozi, si caricava di pacchi e pacchetti, tutti con un’espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti. […] Dovunque le due bestie guardassero, ecco uomini e donne che facevano pacchi, e preparavano buste, e correvano al telefono, e si spostavano da una stanza all’altra portando spaghi, nastri, carte. Dovunque arrivassero, era il medesimo spettacolo. Andare e venire, comprare e impacchettare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere. E tutti guardavano continuamente l’orologio, tutti correvano, tutti ansimavano col terrore di non fare in tempo. Per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle fabbriche, uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi l’un l’altro, come automi, delle monotone formule. “Buon Natale, auguri, auguri, felici feste, grazie, auguri, auguri, auguri“. Era un brusio che riempiva la città. […] –Mi avevi detto – osservò il bue – che era la festa della serenità, della pace, del riposo dell’animo. –Già – rispose l’asinello – Una volta era così. Ma, cosa vuoi, da qualche anno all’avvicinarsi del Natale, gli uomini vengono presi da grande agitazione e non capiscono più niente.  […] – Ce n’è troppo di Natale, allora. Ma ti ricordi quella notte, a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino? Era freddo, anche lì, eppure c’era una pace, una soddisfazione. Come era diverso! […] – E quei tre ricchi signori che portavano regali, li ricordi? Come erano educati, come parlavano piano, che persone distinte. Te li immagini, se capitassero in mezzo a questa baraonda? E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora. Le stelle di solito hanno vita. -Ho idea di no – disse il bue, scettico. – C’è poca aria di stelle, qui. Alzarono i musi a guardare, e infatti non si vedeva niente. Sulla città c’era un soffitto di caligine.”

Da “Ce n’è troppo di Natale” di Dino Buzzati (1906/1972)

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Giorni di censimento

Pieter Brueghel il Vecchio, "Censimento a Betlemme" (1566)

CENSIMENTO: dal verbo latino “censere”, “valutare”, indica la rilevazione svolta per accertare il numero, le caratteristiche strutturali e la distribuzione territoriale delle unità di una popolazione. Il censimento e la sua periodicità (di solito decennale) è disposto per legge dallo Stato.

In Italia il primo censimento ufficiale risale al 1861, subito dopo l’Unità d’Italia. Non ci sono stati gli accertamenti del 1891 per le difficoltà finanziarie del Paese, e del 1941 a causa della guerra. Dal 1926 a occuparsi dei censimenti è l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica. Quello in corso è il 15° Censimento generale della popolazione e degli abitazioni.

Le prime indagini sulla popolazione risalgono al 3800 a.C. con i Sumeri. Nell’antica Roma i censimenti servivano anche per valutare la classe sociale di appartenenza e le conseguenti tasse dovute. Con l’avvento dell’impero i censimenti vennero estesi alle province conquistate.

Come non ricordare il “censimento di Betlemme” ordinato dall’imperatore Augusto tra il 28 a.C. e il 14 a. C., durante il quale nacque Gesù Cristo?

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