Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘Auschwitz’

Memoriale di Dachau

La fatica è quella dei sopravvissuti, ormai davvero pochi purtroppo. La fatica di ripercorrere quell’orrore, che tanto continua a devastarli. È sufficiente sentire le parole di Sami Modiano, 92 anni e tanta fragile forza nel dire quanto di sé è ancora chiuso dentro l’orrifico Campo di Sterminio di Birkenau. Insieme a quelli che laggiù, nella ferita più cupa dell’umanità, sono rimasti. Tra cui suo papà Giacobbe, uno sprone per lui affettuosissimo, e l’amatissima sorella Lucia. E gli occhi di Samu si velano, ricordando ed essendoci, di lacrime e di perché. Di perché sulla Shoah di un popolo, di perché sulla sopravvivenza sua.

Il dovere è il nostro. Il dovere di raccontare, “tatuandoci” dentro i ricordi dei sopravvissuti, affinché essere i prossimi testimoni della Shoah. Trasmettendo così alle nuove generazioni, perché l’uomo non dimentichi l’abiezione di sé, il fondo della propria barbarie. Per evitare che tale immane colpa, di noi tutti, diventi qualche “storta sillaba” risolta in poche righe sui libri di storia, come amaramente paventato dalla senatrice Liliana Segre. Di modo da ricordarci sempre che l’Indifferenza, quella scritta a lettere cubitali al “Binario 21” di Milano, é un virus latente e subdolo che si insinua facilmente nel nostro modo di agire. Rischiando di perpetrare quella dolorosa divisione tra “Sommersi” e “Salvati”.

Pubblicità

Read Full Post »

Disegno di Thomas Geve

Scrive Thomas Geve in “Qui non ci sono bambini. Un’infanzia ad Auschwitz”: “Avevo tredici anni quando fui mandato ad Auschwitz con mia madre. Era la fine di giugno del 1943. Poiché dimostravo più della mia età, ebbi la fortuna di essere considerato abile al lavoro. I bambini sotto i quindici anni erano inviati direttamente alla camera a gas. A parte un altro ragazzo, uno zingaro di nome Jendros, allora ero il più giovane dei 18000 internati nel campo di Auschwitz I. Avevo il numero di matricola 127003. Mia madre fu mandata a Birkenau e lavorava alla fabbrica «Union». Purtroppo non sopravvisse. Dopo l’evacuazione di Auschwitz sono stato nel campo di Gross-Rosen, nel gennaio del 1945, e poi a Buchenwald, dove sono stato liberato l’11 aprile 1945. Prima di quel giorno non avevo mai conosciuto la libertà.

Ero gravemente debilitato e avevo perso le unghie dei piedi per l’attrito contro gli zoccoli di legno e per la denutrizione. Troppo malridotto per lasciare la mia baracca, il blocco 29, quello dei prigionieri antifascisti tedeschi, vi rimasi più di un mese dopo la liberazione del campo. Fu allora che eseguii una serie di settantanove disegni miniaturizzati, a colori, delle dimensioni di una cartolina, per illustrare i vari aspetti della vita in campo di concentramento. Li feci essenzialmente con l’intento di raccontare a mio padre la situazione cosi com’era realmente stata.”

Come disse Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.”

Disegno di Thomas Geve

Read Full Post »

Disegno di Thomas Geve, fanciullo ebreo di Stettino deportato ad Auschwitz all’età di 13 anni

Ricordare la Shoah. Un dovere morale, storico, civile.

Traccia mnestica indelebile per evitare che quell’orrore indicibile si ripresenti. Attraverso un rigurgito, una sopraffazione, una negazione.

Di modo che certi disegni infantili si conservino per sempre, ma non sia più possibile che alcun bambino li pensi.

Read Full Post »

La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz e testimone della Shoah, in una lettera di questi giorni agli studenti ricorda a tutti noi il valore civico della memoria: “Un Paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani. La Memoria è un bene prezioso e doveroso da coltivare. Sta a noi farlo. A che serve la memoria? A difendere la democrazia.”

Tenendo sempre presente il monito di Primo Levi che, nell’incipit de “I sommersi e i salvati”, affermava: “La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace“.

Già. Perché a volte, pur ricordando, edulcoriamo, omettiamo, giustifichiamo. Per nascondere colpe e soprusi. Per dimenticare la “zona grigia” dell’umanità. Cioè di ciascuno di noi.

Read Full Post »

Chissà perché la felicità è sempre più breve del dolore” si chiede il piccolo protagonista di “Un sacchetto di biglie” in uno degli ultimi momenti luminosi trascorsi con la sua famiglia.

Sono ancora tutti insieme sulla spiaggia di Nizza a godere del sole. Di quello che splende in cielo e di quello che pulsa dentro ciascuno di loro mentre respirano insieme la medesima aria salsa. Un’aria in cui il sale è ancora quello del mare e non quello venefico del male del mondo che di lì a poco appesterà l’umanità intera.

Read Full Post »

La nomina di Liliana Segre a senatrice a vita muove riflessioni sul legame imprescindibile tra forma e contenuto.

Qui la forma, il titolo di componente del Senato italiano, è alta e finalmente giunge in chi, Liliana Segre, è da sempre portatrice di un contenuto altissimo, vibrante di testimonianza diretta su quell’orrore indicibile che è stata la Shoah. E non solo, perché la neo senatrice Segre ha speso la propria esistenza per raccontare ciò che è stato, in nome di una memoria sempre viva. Il “Binario 21” della Stazione di Milano non è che l’esito pubblico più evidente.

Di fronte a tale, limpida e superiore, corrispondenza tra forma e contenuto non si può omettere di pensare a quanto lo Stato italiano, anche quando attento alla forma, sia glissante se non silenzioso di fronte al dilagare di certi contenuti. Non poi tanto diversi, come ha ricordato Segre, da quelli che hanno condotto all’Olocausto, e ancor prima alle leggi razziali. Sottoscritte anche dallo Stato italiano. Sob.

Read Full Post »

Risultati immagini per primo levi 30 anni fa

A trent’anni dalla sua scomparsa il monito di Primo Levi continua a vibrare indelebile. Seppur a tratti inascoltato.

E non possono che risuonare sempre alte le parole che usò Claudio Magris nel suo articolo per la scomparsa di Primo Levi: «È morto un autore le cui opere ce le troveremo di fronte al momento del Giudizio Universale».

Read Full Post »

“Meditate che questo è stato.”

Primo Levi, da “Se questo è un uomo”

Read Full Post »

"Monumento ad Auschwitz" di Marcello Mascherini (1958) - Risiera di San Sabba, Trieste

“Monumento ad Auschwitz” di Marcello Mascherini (1958) – Risiera di San Sabba, Trieste

Risiera di San Sabba a Trieste.

Unico forno crematorio italiano.

Vi furono eliminati migliaia di partigiani, antifascisti, ebrei.

Oggi la Risiera è un museo.

Per ricordare che è stato.

Read Full Post »

giorno memoria1

Il 27 gennaio 1945, all’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitzfu rivelato al mondo l’orrore del genocidio nazista.

Alla luce degli ultimi e drammatici eventi francesi c’è da chiedersi se tutti noi stiamo tenendo fede a quell’impegno, a quel “patto” civile su cui abbiamo giurato di rifondarci, tenendo sempre l’attenzione alta e la memoria viva, in modo che una tale ecatombe non sia più. Senza dimenticare che proprio in sordina cominciò, col silenzio di tanti.

Un modo per ricordare è “inciampare”. Così ha pensato l’artista tedesco Gunter Demnig che dal 1995, partendo da Colonia, ha installato oltre 50.000 “pietre d’inciampo”, le Stolpersteine, nel selciato di molte città europee (ora anche a Torino, con la posa della pietra numero 50.000), davanti alle abitazioni teatro di deportazioni. Così i sampietrini riportano sulla piastra d’ottone il nome della persona deportata, con l’anno di nascita, data e luogo di deportazione e data di morte se conosciuta. Tentando così di restituire individualità a chi era stato ridotto a numero. Un modo per restituire memoria storica. Inciampando, fermandosi, riflettendo.

pietre inciampo

Read Full Post »

Older Posts »