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Posts Tagged ‘Africa’

“Cielo d’Africa in terra di Tuscia” – Photo by Ester Maero

Qualche sera fa, mentre osservavo con incantato stupore questo tramonto versiliano, riflettevo sulla bellezza della luce diurna in caduta. Metafore umane a parte.

Fotografando poi tale quotidiano lavoro (o capolavoro?) della natura, per fermare l’attimo certificandone ahimè la sua fine, fui attratta dalla tavolozza dei colori. L’arancio denso del giorno si inchiostrava, senza spruzzo alcuno come un tuffatore provetto, nel blu metilene della notte. Armonizzando nelle sfumature l’incontro pittorico.

Infine, riguardando in seguito l’esito fotografico, venivo colpita dall’inganno dolce perpetrato dalla luce esterna al mio laboratorio interno. Davanti allo scatto io vedevo, e vedo, un tramonto terso, di smalto, in terra d’Africa, in cui però non sono mai stata. Come se la terra di Tuscia divenisse ai miei occhi ancora più bella, quasi esotica. Quindi più lontana. Forse perché non quotidiana.

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Mi piace continuare a pensarla così, Silvia Romano. Felice, quasi radiosa, con i “suoi” bambini, vestita dei colori dell’Africa, tramonto e terra bruciata.

Mi piace continuare a pensarla così, Silvia Romano. Con quei lunghi diciotto mesi di prigionia da mettere tra parentesi, al fine di tornare lentamente alla coscienza della propria ritrovata libertà. Che è il terreno indispensabile per compiere delle scelte, anche le più radicali, come una “conversione”, nel suo etimo “volgersi”, “cambiare strada”. Decisione che è possibile porre in atto solo se altre strade sono praticabili, se si possono appunto scegliere.

Mi piace continuare a pensarla così, Silvia Romano. Coi suoi sogni pronti a realizzarsi ancora. Con le sue scelte, da lei liberamente agite, da spiegare proprio a nessuno. E felice, quasi radiosa. Ancora.

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Il video comincia dal finale di “Come“, con i palloncini che scoppiano. In pura leggerezza.

E Jain, nello spettacolare video “Makeba“, ricomincia a cantare e giocare con i suoi effetti ottici stile Escher, questa volta omaggiando l’Africa di Miriam Makeba. Facendola sua. Con simboli, giraffe, grafismi, ballerini e se stessa. E un messaggio, neppure troppo subliminale, su quello che è stato l’impegno politico della cantante sudafricana contro il regime dell’apartheid: “Voglio vederti cantare, voglio vederti combattere, / perché tu sei la vera bellezza del diritto umano“.

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Giubileo-della-Misericordia-Roma-2015

Oggi è l’inizio ufficiale del Giubileo della Misericordia.

A darne l’avvio, un gesto simbolico quale l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro.

Anche se l’inizio reale di tale Giubileo, peraltro straordinario, è già stato dato da Papa Francesco il 29 novembre in Africa, a Bangui. Con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale della capitale della Repubblica Centroafricana.

Compiendo così un gesto forte e unico nella storia dell’umanità. Rendendo le periferie del mondo centrali e protagoniste. Con un senso profondo e completo dell’ecumenismo.

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Raccolta cacao

Alla Kermesse torinese di “CioccolaTò”, di scena in Piazza San Carlo fino al 1° dicembre, ospite d’onore è la Costa d’Avorio, primo Paese al mondo produttore di cacao. C’è così la possibilità di familiarizzare con suoni, sapori e colori dell’affascinante tradizione ivoriana.

In particolare, nella “Fabbrica del Cioccolato” si mostra dal vivo l’intero processo di produzione dei cioccolatini che tanto appagano il nostro palato, a partire proprio dalla pulitura delle fave di cacao ivoriano.

Un’occasione per assaporare un pezzo d’Africa sotto la Mole.

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In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong. A centocinquanta chilometri più a nord su quegli altipiani passava l’equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, ma i mattini, come la sera, erano limpidi e calmi, e di notte faceva freddo. La posizione geografica e l’altezza contribuivano a creare un paesaggio unico al mondo. Nulla che fosse grasso e lussureggiante: era un’Africa distillata lungo tutti i suoi milleottocento metri di altitudine, quasi l’essenza forte e raffinata di un continente.”

 “La mia Africa” di Karen Blixen.

Ps: il 7 settembre 1962 si spegneva Karen Blixen, una scrittrice che ha raccontato in modo così viscerale e amorevole la “sua” Africa al punto da spostarla dalla stessa carta geografica. Portandola più vicina alle nostre latitudini. Fisiche ed emotive.

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