
Trent’anni fa se ne andava Enrico Berlinguer. Succedeva alla vigilia delle Europee 1984, e sotto il cielo di Padova dopo un memorabile comizio, concluso nonostante l’ictus che lo portò via dopo qualche giorno. Proprio quella città che ai ballottaggi comunali di un’afosa domenica di giugno 2014 ha scelto il Carroccio mettendo a riposo, dopo circa un ventennio, l’amministrazione di sinistra.
In giorni, mesi, ormai anni di malversazioni pubbliche, ricordare il segretario generale del Partito Comunista Italiano attraverso il suo famoso discorso sulla questione morale è un modo per omaggiare quei politici, ormai merce rara, convinti che la polis sia comunità per la quale lavorare e non comunità a cui rubare.
“I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia“, diceva Berlinguer nel 1981 nell’intervista ad Eugenio Scalfari. E continuava, “i partiti di oggi sono soprattutto macchina di potere e di clientela. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal Governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico.“
Discorso di preveggenza viste le cronache degli anni 2000?
O semplicemente una visione che, prima che illuminata, era pragmatica ed idealista al contempo, perché onesta?
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