Harry Grab, “Children”, Roma – dicembre 2023
Anno 2023, ovvero del fuori misura, del sottosopra, degli oltrepassati limiti. Insomma dell’indecenza umana nella sua indifferenza e tracotanza.
Due guerre “maggiori” (per non citare tutte le violenze su diverse zone del mappamondo) a seminare morte, una in territorio ucraino ormai stabilmente permanente e l’altra nella Striscia di Gaza avviata ad esserlo. Con un portato di vittime, soprattutto bambini, indicibile. Ma con un mercato delle armi sempre più fiorente.
Un pianeta che soffre dei nostri avventati comportamenti, destinato ad essere via via più caldo e afflitto da eventi climatici estremi. Con le piogge divenute alluvioni, neve e ghiaccio in continua riduzione, specie animali a rischio di estinzione.
Le donne che faticano a vivere le loro scelte di autodeterminazione. Ad ogni latitudine. Lontana, ma anche nostrana. Una sconfitta che la parola “femminicidio” sia stata scelta da Treccani quale parola del 2023.
Attenzione sempre più scarsa per chi è migrante, fragile, povero. O anche lavoratore, con sicurezza e diritti dimenticati. Così come i valori costituzionali, fondamento cardine di democrazia reale.
Chiuso il ‘900 dei politici di peso, da Silvio Berlusconi a Giorgio Napolitano, fino a Henry Kissinger, attento analista del “secolo breve”.
E abbiamo dovuto salutare chi ci aiutava a leggere il mondo, da Maurizio Costanzo a Gianni Minà, da Michela Murgia ad Andrea Purgatori. O ce lo raccontava, da Paolo Portoghesi a Fernando Botero, da Milan Kundera a Gianni Vattimo, da Corman McCarthy a Francesco Alberoni. O ce lo rendeva leggero, da Gina Lollobrigida a Francesco Nuti, da Tina Turner ad Elliot Erwitt, da Jane Birkin a Gianluca Vialli.
La nuova frontiera sembra essere l’Intelligenza Artificiale, specie quella Generativa. Che, a dispetto del nome, può anche produrre ciò che realtà non è. Quindi necessita, al più presto, di regole e limiti. Per evitare il già debordante sottosopra.