Ormai le “scuse” per decretare la condanna a morte dei giovani iraniani, persino minorenni, sono le più risibili.
Una ciocca di capelli fuori dal velo.
Intraprendere una guerra contro Dio.
Sognare la libertà suonando musica.
Strazianti a tal proposito le ultime volontà del giovane iraniano Majidreza Rahnavard, il secondo ragazzo giustiziato dalla Repubblica islamica per aver partecipato alle proteste anti-governative: “Non voglio che piangiate sulla mia tomba né che leggiate il Corano o preghiate; voglio che siate felici e suoniate musica allegra”.
Una Resistenza coraggiosa, che racconta come in ogni Paese che lotta per le libertà fondamentali ci sia una generazione di giovani che sacrifica la propria vita nella speranza che la successiva possa goderne.
Onore e gratitudine a questi eroi di ogni tempo e latitudine.
Nulla da aggiungere se non che vorrei comprendere perche’ giammai il Papa mostri un minimo di “compassione” per queste/i sventurate/i. Forse perche’ non sono biondi di carnagione chiara e con gli occhi azzurri?
Ma mi rendo conto di entrare in un “terreno minato” …
Cara Es,
sembra impossibile che a poca distanza da noi occidentali si vivano tali aberrazioni e che siano sempre i più deboli, in questo caso i giovani, a sacrificarsi, mentre il mondo intero sta a guardare,come le stelle!
Un Natale triste con un tale contorno..
.