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Archive for dicembre 2022

Banksy, “CND Soldiers” – 2005 (opera messa all’asta dall’artista nel marzo 2022 a favore dell’ospedale pediatrico di Kiev)

Il 2022 è stato purtroppo l’anno della guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa e definita da Putin “operazione speciale”. Ma rivedere una guerra in Europa ha avuto un portato, simbolico e non, ben più ampio di quanto patito sul suolo ucraino da quel martoriato popolo. Ha rievocato gli spettri dell’altro secolo, quello breve e luttuoso, con i suoi orrori di guerre mondiali, genocidi, bombe nucleari.

E l’anno intero è stato segnato, seppur con la speranza sottotraccia di segnali di pace, da parole belliche, in parte rimosse: assedio, coprifuoco, missili, allarme, trincea, soldati, armi, distruzione, fosse comuni, carrarmati, esecuzioni, massacro, morte. Con accanto nomi geografici prima quasi sconosciuti come Bucha, Mariupol, Karkiv, oggi città martire di cui il mondo intero ha dovuto prendere conoscenza e coscienza attraverso indicibili atrocità e sacrifici umani.

E la guerra ha evidenziato lo snodo delle risorse energetiche, in particolare del gas. D’altra parte è innegabile il notevole passo compiuto dalla scienza intorno alla fusione nucleare, una svolta considerata storica.

Un anno caldo, anzi caldissimo, siccitoso, con il grande fiume Po in sofferenza così come i ghiacciai, ad indicarci che i “cambiamenti climatici” non sono solo più un modo di dire ma anche di essere, con improvvise alluvioni e slittamenti di costoni delle montagne.

Un anno che, per noi italiani, si è aperto con un inaspettato Mattarella bis, e si è chiuso con una più aspettata prima donna premier. E che, sul fronte mondiale, ha assistito impotente al sacrificio di tanti giovani iraniani, a partire da Masha Amini, in nome della libertà, e ha dovuto dire addio alla Regina Elisabetta II, constatando che “sic transit gloria mundi“.

E questo continuo scorrere ci ha purtroppo privati di “grandi vecchi” illuminati quali Boris Pahor e Raffaele La Capria, Eugenio Scalfari e Piero Angela, Abraham Yehoshua e Michail Gorbaciov. Nonché di iconici attori quali Sidney Poitier e Monica Vitti, Jean-Louis Trintignant e Catherine Spaak. E di calciatori quali il mito O Rei Pelè e il giovane guerriero Siniša Mihajlović. E poi di generosi visionari, quali David Sassoli, Vivienne Westwood, Arata Isozaki e Tito Stagno. Rendendoci la Luna un po’ meno fulgida.

Ps: il 2022 nelle sue ultime ore ha sottratto al mondo anche Joseph Ratzinger, il Papa Emerito Benedetto XVI, colui che ha avuto il coraggio umano e teologico di aprire una strada inedita, almeno per il nostro tempo, con le sue dimissioni dal Soglio Pontificio. Lasciando un indubbio segno nella Storia.

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È stato il calciatore più grande. O meglio, il calciatore per antonomasia. Al punto che lo scrittore Jorge Amado diceva: “Se il calcio non si fosse chiamato così, avrebbe dovuto avere come nome Pelè.

Tre mondiali vinti col suo Brasile, oltre 1200 gol, amato da tutti. Calciatore del secolo per la FIFA, Pelè è stato dichiarato “Tesoro nazionale” e “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”. Ecco perché veniva chiamato “O Rei”. E lo sarà per sempre.

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“La pausa buona della Natura”, photo by Ester Maero

Agli indaffarati, agli stanchi, agli stressati, insomma a tutti noi, l’augurio che il Natale sia una pausa buona e lenta per risintonizzarci con la nostra più intima essenza.

Buon Natale a tutti i viaggiatori di espress451!

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Tavola tratta da “Persepolis” di Marianne Satrapi

Ormai le “scuse” per decretare la condanna a morte dei giovani iraniani, persino minorenni, sono le più risibili.

Una ciocca di capelli fuori dal velo.

Intraprendere una guerra contro Dio.

Sognare la libertà suonando musica.

Strazianti a tal proposito le ultime volontà del giovane iraniano Majidreza Rahnavard, il secondo ragazzo giustiziato dalla Repubblica islamica per aver partecipato alle proteste anti-governative: “Non voglio che piangiate sulla mia tomba né che leggiate il Corano o preghiate; voglio che siate felici e suoniate musica allegra”. 

Una Resistenza coraggiosa, che racconta come in ogni Paese che lotta per le libertà fondamentali ci sia una generazione di giovani che sacrifica la propria vita nella speranza che la successiva possa goderne.

Onore e gratitudine a questi eroi di ogni tempo e latitudine.

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Affettuosa cometa dei miei passi

torni sul cielo delle stelle rosse

senza la fatica del tempo umano. 

Ma tu “sei”, nonostante lo scorrere…

 

A mia mamma

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Misero e triste quello Stato che toglie ai poveri per dare ai ricchi. Ma anche malandrino e ingiusto. Profondamente.

Uguaglianza ed equità di trattamento presentano tra loro la differenza notevole per cui se viene dato “100” a tutti ci sarà correttezza ma non giustizia, perché in tal modo non si terrebbe conto dei dati di partenza di ciascuno. Come nella vignetta soprastante.

Eppure nel nostro Paese, tra quelli sulla carta più industrializzati ed avanzati del mondo, sta accadendo qualcosa di ancora più grave ed ingiusto. Si sta togliendo pure il “minimo sindacale” a chi strutturalmente ha meno. Consegnandolo, senza scrupolo alcuno, a chi già ha di più. Che continuerà, in virtù di ciò, a vivere meglio. Usufruendo peraltro di quei servizi statali pagati, giustamente, per tutti, ma con le tasse pagate, ingiustamente, da alcuni. Ovvero i soliti, poco ignoti, allocchi. Mentre i soliti furbi, anch’essi poco ignoti, si fregano le mani, aggiungendo, in modo sfrontato, che “la pacchia è finita“. Non certo per loro.

Ps: È stato detto di “non disturbare il manovratore”, ma se questo “disturba” pericolosamente, con una guida favorevole a pochi, il tragitto di molti, forse una parola va infine pronunciata. Se non altro di sdegno.

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Ogni giorno una sorpresa.

In fondo quella che già riceviamo, non gradita, da un po’ di tempo a questa parte.

Sarebbe auspicabile ripristinare il senso pieno, anche positivo, della sorpresa. Evitando per una volta i vari e gravosi “imprevisti”, leggi cataclismi-inflazione-guerre-torture. Insomma la solita miseria umana che ci caratterizza.

Una possibilità potrebbe essere partire dal nostro ombelico piccolo che dà un’occhiata buona e compassionevole ad un altro ombelico piccolo, il più delle volte accanto a noi. Quello sguardo potrebbe essere la “casella” di giornata da aprire. Sorprendendo noi stessi.

Autentico Avvento, quasi Epifania.

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