Toni caldi, quasi accesi, per una stagione che sembra presentarci alte temperature. Non tanto climatiche, almeno nell’immediato, quanto ambientali.
Crisi energetica, inflazione galoppante e venti di guerra surriscaldano il nostro immaginario e il nostro reale, già duramente provati dalla bufera pandemica.
Stiamo perdendo ogni giorno un po’ di più la capacità, fondamentale per l’uomo, di vedere orizzonti. Accontentandoci di vivere alla giornata. Anzi, di sopravvivere.
Forse perché è l’unica cosa che si può fare in una situazione così grave!
Già, sembrano i tempi della crisi dei missili a Cuba. Chissà se oggi la presenza di un dire globalizzato ed immediato (quindi poco pensato e mai mediato) contribuisce o meno ad un reale tentativo di risoluzione di questa crisi in cui la parola “arma nucleare” è ormai sdoganata con troppa facilità.
A presto, Es.
Cara Es e cara Sil,
rimpiango i bei tempi del blog, quando l’immagine cromatica che evoca le magiche atmosfere autunnali non rimandava ad altri significati metaforici, bensì indicava esclusivamente la bellezza della Natura.
Ora le nuance che tendono al cinabro vengono associate ad un malessere generale e all’irrazionalità di una guerra assurda che sta inchiodando il mondo.
E altri focolai intorno contribuiscono all’intensità del colore.
Non è giusto che l’uomo debba tentare di sopravvivere….l’uomo, tutti gli uomini divrebbero vivere, vivere e vivere per apprezzare il dono della vita appunto!