Tutto è ricominciato da dove era finito. Ovvero Maneskin.
Cresciuti, magnetici, superlativi. Con orizzonti ormai internazionali, eppure con uno sguardo riconoscente al tempo/luogo da cui sono partiti. E con la capacità di emozionarsi ed emozionare il pubblico. L’intensa e delicata “Coraline” ne è stata la dimostrazione.
Il filo complesso di memoria con lo scorso anno, senza pubblico e in piena pandemia, si è mantenuto in apertura con Amadeus e Fiorello, sua fidata spalla. Ma è stato solo un frame.
Paillettes e leggerezza hanno subito avuto la meglio, anche perché quest’anno è nuovamente platea gremita (seppur mascherata e tamponata), e la voglia di ballare/ricominciare è tanta, con diverse canzoni che incitano a farlo, da Dargen D’Amico a Ditonellapiaga e Rettore, nonché ritornelli che entrano in testa e non escono più, da Morandi (“Apri tutte le porte/gioca tutte le carte/fai entrare il sole“) a La rappresentante di lista (“Con le mani, con le mani, con le mani, ciao ciao”).
E da una serata all’altra ci rendiamo conto che c’è molto di nuovo in questo Sanremo, a partire dagli incredibili ascolti, forse perché abbiamo davvero bisogno di “musica leggera, anzi leggerissima”, come ci era già stato prospettato lo scorso anno.
Drusilla Foer, elegante e ironica, è stata poi la carta che ha sparigliato, regalando spessore di contenuto in guanto di velluto. Il suo sensibile e intelligente monologo sull’unicità di ciascuno (peccato l’ora tardissima) ha sdoganato il concetto ormai vecchio di “diversità”. Così come sottolineare, l’omaggio di Saviano per il trentennale di Capaci, che ricordare è operazione del cuore, serve forse a smuovere qualche coscienza dall’apatia di un tempo galleggiante.
E poi gli artisti, un autentico melting pot canoro e anagrafico, sorretti da una superlativa orchestra, con alcune canzoni musicalmente nuove e interpretazioni da podio. Da Elisa, sempre magica, a Ranieri con la sua toccante “Lettera di là dal mare”. Ma una su tutte, quella di Mahmood e Blanco, è stata da “Brividi”. Per intensità, timbrica e messaggio.
Siamo ora in attesa di altri guizzi (come non ricordare la poesia in musica di Cremonini?) nella serata delle cover e in quella finale. I complimenti del Presidente Mattarella ad Amadeus sono il miglior viatico per la chiusa.
Ps: e che dire del “Fantasanremo”, in cui i cantanti cercano di fare punti, tra parole in codice, baci e fiori regalati? Un gioco nel gioco. Quello di cui necessitiamo, almeno per qualche ora.
Cara Es,
grazieeee
Condivido tutto.
Un Sanremo bellissimo, indimenticabile, che ha rapito l’attenzione serata dopo serata, confermando la grande professionalità e misura di Amadeus e dei cantanti, giovani o affermati, portavoci di tematiche profonde, attuali e universali, grazie al potere di melodie raffinate, originali, sensuali, ritmate….e di voci potentissime.:Noemi, Elisa, Emma.
Non da meno le giovani rivelazioni,fanciulli sensibili e sentimentali.
Testi importanti che parlano di noi..
che coinvolgono, emozionano, rallegrano e ci offrono un’iniezione di vitalità.
Alla pari del vero booster di esorcismo pandemico offerto da Fiorello!
Bellissimo tutto!
Anche i colori, che si ispirano alla tonalità del colore Pantone dell’anno Very Peri,.
contribuiscono alla riuscita dello spettacolo.
Bravi tutti!
E brava Es!