Tergiverso, prendo tempo, rimando.
Perché scrivere di Raffaella Carrà al passato mi risulta alquanto difficile e doloroso. Farlo implica infatti tagliare il filo del palloncino colorato che mi lega al tempo della spensieratezza inconsapevole. Quello in cui bambina (ne avevo già scritto) ripetevo fino allo sfinimento, insieme a mia sorella, i passi dei suoi balletti, sperando che anche il mio caschetto tornasse subito a posto come il suo firmato Vergottini. E le sue canzoni sprigionavano immediatamente bollicine di felicità istantanea. Da bambina, da ragazza, da adulta. Fino all’altro ieri, a quella notizia-pugno che ti stende il cuore a terra e i pensieri volano altrove cercando di trattenere quanto è stato.
Sarà arduo sentire ancora il frizzo delle bollicine aprendo una di quelle mitiche “lattine” di Raffaella Carrà, in cui energia inesauribile e gioia sincera ti arrivavano dentro in modo talmente vigoroso da contagiarti, regalandoti appunto l’ebbrezza di una felicità immediata.
Grazie Raffaella, per i doni che ci hai fatto, per la leggerezza che hai emanato. La terra non può che esserti lieve.
Cara Es,
sono ancora in stato di incredulità, non riesco ancora ad accettare questo ennesimo strappo al nostro passato.
Un volto solare e sincero e un corpo sinuoso che ha fatto da sfondo ai nostri anni felici.
Ricordo anch’io i balletti fatti davanti allo specchio per imitare la grande Raffa che riusciva ad inchiodare davanti alla tv il Sabato sera quasi tutti gli Italiani e a regalare pillole di “felicità istantanea” e tanti sogni ad occhi aperti a migliaia di ragazzine che avrebbero voluto diventare delle showgirl come lei….
Davvero un grande grazie a Raffaella per quello che sei stata, unica ed irripetibile nella sua umanità, simpatia ed energia infinita.
La immagino in nuovi spazi tra musiche e danze ad accogliere il suo corpo libero dalle catene dell’ultimo dolore, umano, troppo umano.