
“Non smettiamo di piangere”, il tributo della street artist Laika a Luis Sepúlveda, ad un anno dalla sua scomparsa.
Un anno fa, il 16 aprile 2020, ci lasciava per complicazioni da Covid lo scrittore, e combattente cileno come diceva lui, Luis Sepúlveda. La prima vittima illustre di una pandemia con cui dobbiamo fare i conti, tristissimi, ancora oggi.
Le lacrime della Gabbianella sul Gatto Zorba, che si difende a suo modo e comunque, sono quelle dei suoi lettori, grati a lui per le storie tenere e immaginifiche che ci ha regalato.
La storia dell’uomo e del combattente, oltre che dello scrittore, è quella che ci consegna Ilide Carmignani, la traduttrice italiana di Sepúlveda, nel libro “Storia di Luis Sepúlveda e del suo Gatto Zorba”.
È la storia di Lucho raccontata ad un gatto. Dalla nascita in primavera in un albergo nella terra ai confini del mondo, all’incontro con Carmen Yáñez, sua compagna di vita, che lo ricorda così: “attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati dalla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli animali, ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all’umanità i concetti etici della diversità, dell’uguaglianza, del rispetto dell’altro e della solidarietà.”
E così, nel libro di Carmignani, il suo gatto lo ascolta parlare dell’entusiasmo per l’elezione del presidente Allende e del tragico golpe che lo costringerà all’esilio, della lunga esperienza in Amazzonia accanto agli indios shuar, fino all’arrivo ad Amburgo, dove inventerà la favola della gabbianella per far addormentare i suoi tre bambini. Una vita avventurosa, “incandescente” la definiva lui, narrata come una favola dolce e forte.
La favola di Luis Sepúlveda, “l’intrepido marinaio – queste le parole della sua traduttrice – che a bordo di minuscoli gommoni arcobaleno bloccava le petroliere che tentavano di sversare la peste nera in mare, il coraggioso giornalista che svergognava i colpevoli sui giornali, lo scrittore che dava voce alle creature che non avevano voce, insomma l’umano più famoso e più amato dai gabbiani e dai gatti del porto di Amburgo e di tutti i porti dove miagolano gatti e volano gabbiani.”