Ci piaccia o meno, stiamo diventando alberi. Ovvero, esseri animati che non si muovono.
Gli alberi infatti sono fermi. Dalla nascita alla fine. Tutti i loro tentativi, anche estremi, per raggiungere aria e acqua e luce in condizioni di difficoltà, non vanno oltre l’allungamento di radici e rami. Ma stando sempre fermi nel posto d’origine. Così è la specie vegetale.
Alla specie animale, tra cui noi umani, è invece connaturato il movimento. Da subito, da sempre. La limitazione di libertà ci rende infatti captivi. Cioè “prigionieri” e quindi “cattivi”. A differenza delle piante sentiamo la necessità di andare a cercare luce, fosse anche sapendo già di dover attraversare il buio.
Passo, cammino, ricerca sono inscritti nella nostra, pur sempre imperfetta, genia.
Cara Es,
questa immobilità fisica sta per diventare pericolosamente una seconda natura..
un’abitudine,che sta in alcuni sostituendo la naturale inclinazione al movimento fisico e mentale.
Una vera condanna l’immobilità.
Una vera metamorfosi che ci degrada ad un gradino più basso delle specie.
Come i dannati della selva dantesca.
Pare,però, che riprenderemo a muoverci fin prima del previsto ma saremo cambiati, sarà un movimento condizionato e indotto, di fronte a scenari deprimenti.
No, anche le piante si muovono (crescono e si arrampicano), ma non si spostano. Crescono e cercano luce, proprio come noi, perché siamo tutti esseri viventi. Non mi dispiace l’idea di poter essere considerata anche un albero.
Le tue parole fanno pensare al tentativo, quasi disperato ma compiuto, di alcune resistenti radici di uscire infine alla luce del sole, arrivando persino a spaccare gli umani materiali. Forse la loro lezione è più profonda di quanto appaia.
A presto, Es.