Il Festival di Sanremo 2021, quello in tempo Covid è iniziato. Nonostante tutto. Anche se non a prescindere da tutto. Che poi è sempre il Covid. Agente unico sulle nostre vite, respiro – riso – fiordaliso.
Si può comunque tentare, anche per esorcizzare. Ma nonostante buoni addendi (presentatori, musica, gag, orchestra), il risultato cambia. L’energia è spenta, la leggerezza solo tentata, le bollicine un ricordo.
Applausi finti, poltrone vuote, sguardi che non incrociano sguardi. La “di-grazia” pandemica a sottolinearci la mancanza di “grazia”. Quella che rende essenziali e graditi anche i gesti minimi.
Purtroppo questo Festival di Sanremo ci ricorda, senza orpelli di sorta, quanto non siamo più. E quanto ancora di nuovo non siamo. “Un sorriso dentro al pianto” o poco altro, come canta Ornella Vanoni su testo di Francesco Gabbani. Ospiti sul palco Ariston in una di queste sere, così poco (ahimè) festivaliere.
Cara Es,
condivido .
Il Covid ha cambiato tutto, ha interrotto le nostre vite,ha sospeso le nostre esistenze.
E il grande clima festivaliero di Sanrremo non può che registrare l’assenza dell’essenza della kermesse di canzoni ma soprsttutto di altri contorni gioiosi e frizzanti,garantiti dall’empatia tra artisti, presentatori e pubblico .
Quindi manca tutto.
Sorrisi amari maschera di una situazione pandemica che non accenna a regredire.
Siamo al 5% delle vaccinazioni.Prima che si arrivi al 75% / 80% delle persone vaccinate passerà un altro anno in mezzo al delirio!!
Proprio vero. Non siamo più quelli di un tempo .Non siamo niente.
Relitti naufragi in un Oceano infinito senza
meta.