Sembra incredibile che tutta quella potenza esplosiva che sul campo di calcio ha reso Diego Armando Maradona il più grande calciatore di tutti i tempi sia spenta. Per sempre. Il Pibe de oro, la mano di Dio.
In fondo uno scugnizzo napoletano. Veloce a schivare gli avversari, amante della vita e dei suoi eccessi. Chiaro e scuro, luci e ombre, sugli altari e nella polvere. Ma sempre amato, osannato, perdonato. Come solo un dio.
L’estasi sui campi di calcio. Dribblava sul tappeto erboso andando a gol, in modo rapido e magico, regalando stupore e felicità a chi lo guardava compiere miracoli. Come un dio, appunto. I Mondiali 1986 vinti superando l’Inghilterra col gol considerato il più bello del secolo, quasi un riscatto argentino alla sconfitta nella guerra delle Falkland. E due scudetti col Napoli che lo ha sempre venerato e ora lo piange come un figlio. Collocandolo tra i suoi Grandi. Totò, De Filippo, Troisi e Pino Daniele.
E le cadute fuori dal campo. Tra cocaina, alcool, esagerazioni, amicizie pericolose, depressione, donne, tradimenti, operazioni. Con la consapevolezza di essere risorto più volte dall’abisso. Come solo un dio.
Il regista Emir Kusturica nel documentario girato su Maradona lo definisce un dio mesopotamico, Gilgames. Un dio a cui perdoni ogni eccesso. Perché tanto ti dà.
Non fosse stato un calciatore forse Maradona sarebbe stato un rivoluzionario. Per quella sua capacità di attirare le masse con un naturale carisma. Come il suo amico Fidel Castro, anche lui spentosi proprio il 25 novembre. O come Che Guevara, che portava tatuato su di sé.
Ma non poteva che essere un calciatore Diego Armando Maradona. Per essere il più grande di ogni tempo. Un dio del pallone.
Cara Es,
mi sono chiesta il motivo di tanto clamoroso successo, che dalla terra argentina è arrivato in terra pontificia (famoso l’abbraccio del papa),come in questa ennesima funerea circostanza mi sono chiesta il motivo di un dolore così globale.
La risposta mi è arrivata dal tuo articolato post, che ricostruisce i chiaroscuri che hanno reso tanto famoso il pibe de oro: la sua personalità carismatica che nascondeva una profonda fragilità e vena melancolica, inclinazione tipica del popolo sudamericano,che Diego.Armando ha tradotto in delirio di onnipotenza.
Colpisce in particolare partecipazione del popolo napoletano.