Irpinia, ore 19.34 del 23 novembre 1980. La terra comincia a tremare per novanta infiniti secondi ad una magnitudo di 6,9 della scala Richter.
Fu l’Apocalisse. Tremila morti, novemila feriti, trecentomila sfollati. Paesi isolati per giorni, case inghiottite dalla terra, viadotti sbriciolati, frane ovunque. Soccorsi in ritardo, aiuti disorganizzati, ricostruzione lentissima. E il paesaggio, umano e geografico, sfregiato per sempre.
Una lezione dolorosa che obbligò il Paese, da allora, ad inventarsi la macchina della Protezione Civile. Che tante volte è stata messa in moto per i movimenti tellurici del nostro territorio. Come se avessimo compreso il modo, rapido ed efficiente, in cui muoversi dopo un evento catastrofico per portare soccorso. Senza mai imparare però a prenderci cura del territorio prima, con visione prospettica e azione concreta.
Vizio antico, purtroppo, del nostro Bel Paese.
Una tragica memoria…neibtragici tempi del Covid.
Questa carenza di prevenzione sembrerebbe riguardare entrambe le situazioni, seppur nella loro differenza.
Infatti noi come gli altri popoli avremmo dovuto da molto tempo contemplare la possibilità di vivere situazioni estreme ,anche in termini di contagio pandemico.
Eppure….spesso siamo colti alla sprovvista.
E continuo a temere l’imminente riapertura…
Non l’ho vissuta ma posso immaginare il disastro purtroppo. Negli ultimi anni (Abruzzo e Amatrice) abbiamo avuto questi terribili eventi che hanno distrutto la vita e i sogni di tanti esseri umani.
Purtroppo, la natura, a volte è devastante. Possiamo solo sperare che sia clemente.