In tale disgraziato (perché la grazia ha volto altrove il suo sguardo) tempo pandemico ci sentiamo tutti, improvvisamente, molto più vecchi.
Vengono in mente i versi della Achmatova scritti nel 1916, già a due anni dall’inizio della guerra mondiale, di quella ecatombe che contenne in sé anche una pandemia, la cosiddetta “influenza spagnola”.
Scriveva Anna, la poetessa russa, “Invecchiammo di cent’anni. E questo accadde in un’ora sola.”
Anche a noi, abitanti del 2020, succede tanto. Siamo, saremo nelle pagine dei libri di storia. Ecco forse perché in tale opprimente modo sentiamo ora il peso del tempo su di noi.
Vero, cara Es
un giorno decuplica il suo peso….e questo tempo lascerà un’impronta duratura…..
Tolte le mascherine,vedremo su di noi indelebili le tracce di un tempo plumbeo che corre lento ma pesa come un macigno!
E’ vero. Mai come oggi il tempo conta, ci sentiamo impazienti, non vediamo l’ora che finisca. Ma anche molto più in sintonia con le generazioni precedenti come quella dei miei nonni che avevano visto sia la Prima guerra mondiale (nel caso di mio nonno partecipando di persona), sia “la spagnola” di cui parlavano sempre.
Solo ora capiamo ciò che hanno provato e ci dispiace di non poter più parlare con loro, per dirglielo.