Il tempo dell’attesa e della solitudine, ahinoi, continua.
Prolungato. Esasperato. Spietato.
Un nastro che continua inesorabilmente a srotolarsi, pur stando drammaticamente fermo.
Come in un quadro di Edward Hopper, noi umani ci ritroviamo spodestati dal consueto ruolo di attori in perpetua parola. Ridotti ormai a silenzioso fondale scenico.