La scuola oggi ricomincia. Tutto pronto? Tutto a posto? Mah…
Dipende dalle regioni, dipende dalle singole scuole, dipende dalle regole applicate.
C’è infatti chi comincia oggi, chi ha già cominciato, chi posticipa le lezioni a dopo le elezioni, e chi pone in dubbio l’inizio anche dopo il suffragio.
Ci sono poi scuole con tutti gli studenti in presenza (e il distanziamento si fa minimo, replicando come sempre la classe pollaio), altre con i doppi turni (ma i docenti non sono raddoppiati), altre ancora con didattica mista (invece che “didattica a distanza” si chiama “didattica digitale integrata”).
Ancora, a proposito di uniformità nazionale, c’è il dilemma temperatura (a casa e registrata su diario o a scuola con termoscanner), il ruolo della mascherina (sempre e ovunque, oppure solo fuori banco e in movimento), il rebus ingressi (tutti insieme da accessi diversi o scaglionati da un unico portone).
Per tacere dei docenti, in numero minore rispetto all’effettivo bisogno, preoccupati perché in fondo alle preoccupazioni del ministero, sfiduciati per la scarsa considerazione del Paese. Nonostante abbiano continuato ad istruire, educare, sostenere gli studenti anche in lockdown, anche a distanza, anche in vacanza.
Tanto che, nonostante tutto, saranno ai nastri di partenza come sempre, col sorriso che quasi per magia ricompare nei loro occhi in prossimità degli allievi. Anche quando provano a piegarli. È il caso dei docenti fragili che per il ministero non hanno altra opzione che essere dichiarati temporaneamente “inidonei” alla mansione (neanche fossero sovversivi o psicopatici) ed essere ricollocati in archivio o in segreteria, oppure continuare ad essere definiti “idonei” quali sono e andare comunque in classe, con una mascherina più filtrante (e meno aerante per parlare), ma rischiando un po’ di più di tutti gli altri.
La scuola oggi ricomincia. Tutto pronto? Tutto a posto? Mah…
Cara Es,
una lecita conclusione dubbiosa la tua:
sarà tutto a posto?
Direi proprio di no.
Con tutta la riconoscenza per chi ha lavorato sodo per garantire il rientro in sicurezza, sembrerebbe che manchi il rispetto del nostro ruolo e soprattutto la tutela della nostra salute.
Il lavoratore “fragile” dovrebbe aver il diritto in automatico di essere garantito nell’esercizio delle sue funzioni, che sono assolutamente idonee,essendo semplicemente più a rischio di contrarre il virus a causa di qualche criticità di salute.
Mi domando : se un lavoratore fragile si ammalasse, il datore di lavoro che possiede la certificazione medica del suddetto, vivrà sonni tranquilli?