Dario Argento, il Maestro dell’horror/giallo/thriller nostrano, definito “Hitchcock italiano”, compie ottant’anni. Ottanta di paura.
La paura è la sua compagna, di viaggio, di lavoro, di incubo. Da quando, ragazzino, vede “Il fantasma dell’opera”, che rivisiterà poi in un suo film. Ma comincia da critico su “Paese Sera” e da sceneggiatore con il Gotha del cinema italiano: con Bernardo Bertolucci collabora infatti alla scrittura di “C’era una volta il West” di Sergio Leone.
Il suo cinema però lo attende nel 1970 con la regia de “L’uccello dalle piume di cristallo” (musica di Ennio Morricone), il primo della cosiddetta trilogia degli animali, seguito da “Il gatto a nove code” e “Quattro mosche di velluto grigio”.
E poi il successo di “Profondo rosso”. Con la musica dei Goblin ad aumentare la tensione narrativa. Proprio la musica, insieme all’ossessione per i dettagli e ad un uso attento della fotografia gli permettono di ottenere particolari effetti scenici e una suspence continua. Seguono pellicole i cui titoli, da “Suspiria” a “Tenebre” a “Inferno”, già raccontano la paura. E quella ricerca intorno agli incubi di ciascuno.
Premio Speciale alla carriera ai David di Donatello nel 2019, Dario Argento sarà celebrato il prossimo anno con una mostra alla Mole Antonelliana a Torino. Intanto auguri al Maestro del brivido, già al lavoro per il suo prossimo film, “Occhiali neri”.