Una manciata di settimane, poco meno di due mesi, 57 giorni per l’esattezza, hanno diviso Paolo Borsellino, insieme ai suoi cinque agenti di scorta, da Giovanni Falcone e sua moglie e altri tre agenti.
Dopo “l’attentatuni” di Capaci del 23 maggio 1992, l’inferno di Via D’Amelio del 19 luglio 1992.
Sentiva Paolo Borsellino di essere il prossimo dopo Giovanni Falcone. Sentiva e sapeva. Solo e in attesa. Sapeva e scriveva. Sulla sua agenda rossa. Sparita subito dopo l’esplosione. Non scomparsa, bensì sottratta. Per gli appunti del giudice. Troppo vicini a verità troppo scomode. Forse indicibili.
Eppure solo lo scoperchiamento del vaso permetterebbe autentica memoria di tanto sacrificio.
Cara Es,
credo che Borsellino abbia scoperto la Verità,quella cruda e amara Verità che si insinua da quel giorno nelle coscienze di chi la coscienza ce l”ha.
Ogni anno l’inizio ferie coincide con questa memoria collettiva e ogni anno l’inquietudine ritorna puntuale a ricordarci l’abnegazione di un uomo lasciato solo dalla sua funzione e dalle istituzioni.
Tutti siamo coinvolti, inevitabilmente.
Una grande croce ci segna .
E un grande compito ci spetta : quello di “sanificare ” proprio in tempo di Covid il nostro Paese,nelle minime pieghe.