Il regista Quentin Tarantino lo ha annoverato tra i più grandi compositori di tutti i tempi, facendo i nomi di Mozart e Beethoven.
Doverci ora “accontentare” delle melodie che il Maestro Ennio Morricone ci ha consegnato sottolinea con tristezza il senso di finitudine insito nell’umano.
Anche perché la sua musica è sempre stata epifanica. Capace di evocare, nelle profondità di ciascuno, emozioni ancestrali, regalando potentissime illuminazioni. Suono e immagine in un’unica traccia mnestica, filmica o personale. Attraverso un’armonica piuttosto che un trionfo di archi, dai vocalizzi ai colpi di pistola, da un semplice fischio ad un magistrale assolo di oboe.
“Se in origine eravamo dei suoni, mi pare bello pensare che torneremo ad esserlo“, amava dire Ennio Morricone.
Al Maestro, con gratitudine, auguriamo di essere tornato suono. Sublime e altissimo.
Cara Es,
ricordo ancora le note nostalgiche di un brano di Morricone suonate dalla violinista Yokohama sul tetto.dell’ospedale di Cremona.
Un brivido per l’emozione provata nel sentire quei suoni che solcano l’anima in profondità.
In quello scenario pandemico e di morte quel suono sublime ha segnato una data storica.
Il Maestro è andato via, ma rimane la sua musica immortale “aere perennius”.