Intanto c’è silenzio.
Nessuna campanella di scuola a segnare la fine dell’anno di scuola. Nessun vociferare di studenti a sciamare in ogni dove negli istituti scolastici per salutare, abbracciare, scappare. Nessun rito acquatico-sciamanico all’uscita per la purificazione dai giorni infiniti, troppo presto finiti, trascorsi sui banchi.
E ogni prof, e ogni studente a rimanere solo con sé stesso. Gli occhi fissi non nell’altro in un arrivederci ma nello schermo di un computer che è divenuto muto, dopo aver fatto la sua parte per più di tre mesi. Lunghi, tristi, pesanti. Virali. Aggettivo che si è rivelato nelle sue spire più drammatiche e impensabili.
Davvero strano questo ultimo giorno di scuola nel tempo Covid19. Come se l’emergenza avesse fatto appunto emergere, dal fondo di ciascuno, le paure più recondite, antiche, ancestrali. Sogni divenuti incubi. Con la scuola, tutta, improvvisamente sparita. Una storia degna di Stephen King.
Solo silenzio. Ma non quello successivo all’animato abitare delle aule. Questo è un silenzio solo. Che fatica, persino lui, ad esplicare il suo ruolo. Perché non riecheggia, se non come un’eco lontana, la parola “vacanze”.
Una grande amarezza ,cara Es,questo silenzio silenzioso.
Lasciare le classi,soprattutto quelle terminali in questa modalità crea angoscia,senso di vuoto e di vertigine,appesi ad interrogativi sul futuro che si fanno inquietanti,appesi ad ansie che ci hanno devastato.
Un abbraccio caloroso anche se virtuale a tutti quelli che finiscono un anno scolastico con tante ferite ancora da rimarginare.
Si, davvero insolito questo ultimo giorno di anno scolastico. Buona estate!
Anche a te buona estate…
A presto, Es.
Mi ricordo i miei ultimi giorni di scuola, tra gavettoni e pianti!! Ora è tutto così triste!
E senza lacrime liberatorie… O tempora, o mores…
A presto, Es.