Simili per un credo etico raro, uniti in un destino crudele.
Aldo Moro e Peppino Impastato il 9 maggio 1978 vengono trovati uccisi. Il politico illuminato fu “giustiziato” dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia, il giornalista coraggioso fu assassinato con una carica di tritolo dalla mafia.
C’è una poesia di Impastato che sembra rendere omaggio, a meno di “cento passi”, all’onorevole Moro, descrivendo un abisso. Quello che entrambi sono stati costretti a vedere e a subire. Idealmente a pochi passi l’uno dall’altro. Nelle stesse identiche ore.
“I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli.
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi
fissi nell’abisso.”
Cara Es,
ricordo come fosse ora il momento in cui.il prof. di storia e filosofia veniva interrotto dal bidello che, con la ormai antica circolare cartacea, portava la notizia della sospensione delle lezioni per l’assassinio del.grande statista.
Erano gli anni in cui gli studenti facevano politica,partecipavano a sentite assemblee di istituto,in cui la coscienza civica si coltivava seriamente senza tante definizioni formali, perché sentita come vero sostrato della formazione,il fondamento di ogni altro sapere.
Ricordo.la commozione del mio.professore e il fisorientamento dj tutti noi.
Con le tue parole mi hai fatto fare un salto di ben 42 anni. Ma la ferita è la medesima. La storia successiva è stata politicamente una progressiva decadenza.
Bellissima poesia .
Pochi versi per indicare l’abisso,l’infinita sofferenza e l’infinita ricompensa…