Che Greta Thunberg sia icona del 2019 è evidente a tutti, non solo a “Time” che l’ha nominata “persona dell’anno”.
Emergenza climatica in primo piano, non unicamente per gli appelli dei giovani guidati da Greta, ma anche per l’evidenza di un pianeta che fa ormai sentire le sue sofferenze: l’estate più calda mai registrata nell’emisfero settentrionale, terreni siccitosi, tornadi improvvisi e alluvioni devastanti.
Così Venezia, un tempo la Serenissima, si ritrova più volte sommersa da un’acqua troppo alta. Con il bello artistico ormai sopraffatto dall’incuria umana. Notre-Dame de Paris in fiamme ne è l’esempio più eclatante.
Anche le belle maniere appaiono definitivamente archiviate (leggi “crisi del Papeete”) se non fosse per un guizzo d’orgoglio, nell’ultima parte dell’anno, delle “sardine”, pesce povero ma resiliente.
Ed è la resilienza di alcuni umani a venirci a mancare. Vittorio Zucconi e Nadia Toffa, giornalisti dalle corrispondenze schiette, senza inutili orpelli. Niki Lauda e Franco Zeffirelli, la bellezza del gesto sportivo e quella del gesto artistico. Due riders di razza come Felice Gimondi e Peter Fonda. E Andrea Camilleri, la parola che si fa segno e sogno. Sentiremo la mancanza delle sue visionarie letture del “clima” del mondo, da Omero dei tempi moderni. E il nostro passo diviene più incerto.