“Il cuoco dell’Alcyon” è un’avventura bellissima e cinematografica. A 25 anni da quell’esordio folgorante che era stato “La forma dell’acqua”. Per l’intreccio inaspettato, dagli sviluppi inimmaginabili.
La storia, fin dall’apertura, appare nei suoi segni prodromica dell’uscita di scena di Andrea Camilleri. Per le atmosfere a tratti malinconiche, per le riflessioni in parte amare del commissario. Come se sul fondale scenico fosse il tramonto la luce dominante.
Montalbano si ritrova in ferie obbligate, con lo smantellamento del suo commissariato. Incomprensibile. Un vascello che salpa e approda diventa il protagonista, con i suoi carichi di merce e uomini. E di necessità il commissario diventa cuoco provetto. Dei suoi piatti preferiti, quelli che solitamente trova preparati con antica cura da Adelina.
Ruoli imprevisti, persino immaginifici, con imprevedibili colpi di scena rendono questa avventura di Salvo alquanto speciale.
Un mirabile “congedo” da parte del papà di Montalbano.