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Archive for giugno 2019

Ondata di caldo eccezionale, da bollino nero, con afa record. Attenzione ai colpi di calore“.

La notizia meteo relativa alla “bolla africana” viene raccontata già da giorni in termini superlativi, così da provare in anticipo brividi di sudore e fastidioso disagio.

Anche i colori usati nella narrazione appartengono all’area del sole, quindi dal giallo al rosso passando per un vitaminico quanto caloroso arancione.

E se provassimo invece a visualizzare l’idea del fresco, attraverso la gamma del verde acqua e del blu oltreoceano?

Non vi sembra di stare già meglio?

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Il primo bagno marino di stagione  è come la prima sorsata di birra.

Il resto della bottiglia è piacevole, ma è l’inizio a ricordarci la felicità minima e quasi infinita, seppur fuggevole, delle piccole cose.

Così il primo ri-contatto con l’acqua salata. Gioia in effervescenza. Forse per l’inconsapevole traccia mnestica dell’ambiente primigenio.

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Ad una prima e sommaria lettura delle tracce del tema di maturità di quest’anno, viene da chiedersi: “Perché tanta insistenza, addirittura enfasi, sulla Storia?”. Forse per le critiche addotte da più parti intorno alla “sparizione” del tema storico?

Sarà un caso che la tematica della lotta alla mafia, contenzioso che ha portato il Ministro degli Interni a non partecipare quale istituzione alle celebrazioni per il 25 aprile, sia presente in ben due tracce, peraltro con nomi di caratura eccezionale, dal sacrificio sul campo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla scrittura civile di Leonardo Sciascia?

Sarà un caso ricordare e sottolineare il rapporto tra lo sport e lo Stato, peraltro attraverso un Grande Giusto quale il ciclista Gino Bartali, quando si sa che tale rapporto fa correre il comune pensiero in una precisa area storica?

Sarà un caso trovare, quale autore per l’analisi del testo, il Poeta Giuseppe Ungaretti, peraltro sublime nella disamina del “naufragio universale”, che aderì nel 1925 al fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti?

Sarà un caso che il testo argomentativo sul patrimonio culturale parta proprio da quel pensiero di Tommaso Montanari, peraltro ottimo a parte le ultime storture dichiarate sul Maestro Zeffirelli, valorizzante vivaddio la Storia (“Entrare in un palazzo civico, percorrere la navata di una chiesa antica, anche solo passeggiare in una piazza storica o attraversare una campagna atrofizzata vuol dire entrare materialmente nel fluire della Storia“)?

Sarà un caso che il testo argomentativo storico-politico riguardi una riflessione di Corrado Stajano, peraltro fine e acuto giornalista, sugli eventi del Novecento e sul conseguente senso di smarrimento di fronte al nuovo che avanza?

Sarà ancora un caso che il testo argomentativo tecnico-scientifico prenda avvio proprio dalla riflessione di Sloman e Fernbach sull’illusione della conoscenza, peraltro davvero illuminante, in quella parte in cui ci ricordano la possibilità, sempre presente, di inventare atrocità che distruggono l’uomo?

Sapete che succede? Che per questa maturità non svolgo alcun tema. Consegno in bianco e ripeto l’anno. Amen.

Ps: Maestro Camilleri resisti! Urge la tua parola…

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Sembrava provenire da un’antica bottega d’arte fiorentina, il Maestro Franco Zeffirelli. Ovviamente del tempo più votato alla bellezza, il Rinascimento.

Aveva il culto del bello ed è riuscito a trasmetterlo al mondo, regandoci opere eterne. Con allestimenti scenici sontuosi, regie filmiche magistrali, messinscene operistiche sublimi.

La perfezione del tutto passava attraverso la visione millimetrica del dettaglio. Così è riuscito, per esempio, a farci “credere” nel suo “Gesù di Nazareth”. Quello sguardo umano illuminato dal divino è storia del cinema, ma non solo. È anche storia dell’uomo toccato dal divino. Nella sua bellezza, nel suo mistero.

Grazie Maestro.

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L’amore si può inventare? In parte, seguendone le inconfondibili e luminescenti tracce.

A volte è sufficiente una telefonata ricevuta per errore. E starci dentro, quasi per gioco, indossando panni non propri in cui però si sta e la misura sembra quella giusta. E poi il filo si avvolge su se stesso, diventando rocchetto e poi matassa. Facendone ormai parte.

Scrittura di grazia quella di José Ovejero, sia per stile che per trovata narrativa. Spiazzante. E luminosa.

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Trentacinque anni fa se ne andava Enrico Berlinguer, segretario del Pci, e con lui buona parte della storia della sinistra italiana.

Un universo altro, ormai parallelo, in cui i valori e gli ideali erano imperativi categorici e non vessilli da sventolare.

“O tempora, o mores”. E homines.

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Patrick Blank, “Il giardino verticale” a Caixa Forum, Madrid

Abbiamo fame di ambiente e di verde. Nonostante la cecità cronica dei politici. E dei potenti della Terra, strenuamente convinti che denaro e guadagno vengano innanzitutto.

Senza pensare che di aria respirabile necessitano pure loro. Nuovi Re Mida dal tocco d’oro, seppur sacrilego per sé stessi.

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Il film non l’ho visto. Non ancora.

Ma ciò che mi ha incantato è stata la locandina. Minimale, poetica e bellissima.

Il trailer poi mi sembra un invito ghiotto ad un’immersione in una particolare bolla di sguardi condensati sul mondo. In un silenzio terso di cui sentiamo, da troppo tempo, la mancanza.

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Impossibile dimenticare quel ragazzo solo e disarmato in Piazza Tienanmen a Pechino che si paró davanti ad una colonna di carrarmati per fermarli, vestito soltanto del suo coraggio. Quell’immagine scattata il 4 giugno 1989 da un fotografo della Reuter divenne Storia.

Lo chiamarono il “Rivoltoso sconosciuto”. E tale rimase. Ma rese evidente al mondo quanto stava accadendo in Cina in tema di diritti umani e libertà di espressione.

La protesta di Piazza Tienanmen fu soffocata nel sangue e nel silenzio. E ancora oggi, nel trentesimo anniversario, il governo cinese sceglie di glissare sullo “scomodo” evento, ricordato solo dagli esuli. Con gli studenti cinesi completamente all’oscuro su quanto avvenne il 4 giugno 1989, anche perché nulla a riguardo è scritto sui testi scolastici.

A monito, ancora una volta, che solo la memoria garantisce la Storia.

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Quella “cosa di tutti” detta “Repubblica” necessita conoscenza, rispetto, cura e attenzione.

Vigilando sempre, affinché ciò che è “di tutti” non diventi solo “di alcuni”. Per negligenza e incuria di ciascuno.

Buona Festa della Repubblica.

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