Ogni anno il 23 maggio per me è quell’anno. 1992, annus horribilis.
Salone del Libro, ancora fiera giovane e leggera. Io a zonzo tra i miei oggetti più amati. No Internet, no social, no cellulari. Tutto si diffondeva lentamente, le notizie le apprendevi con il telegiornale della sera.
Ma di quella ecatombe bestiale, strage di Capaci la chiamarono, l’eco sopraggiunse anche nel tempio che fa l’uomo meno bestia. E il mondo tutto, cartaceo e umano, si fermò. Sotto una cappa di incredulità e dolore ripresero, dopo qualche secondo, respiri e battiti di tutti. Senza più quelli dei caduti di Capaci. Senza più quelli nostri ancora intoccati dalla potenza devastante del male.
Davvero soltanto banale?
Sì … credetti che stesse finendo il mondo (ed indicativamente un mese dopo la terribile conferma in via D’Amelio): un “cratere” che mai è stato colmato. L’arroganza del male (con buona pace di Hanna Arendt) che ancora oggi quotidianamente tocchiamo…. “eroi” soli come ogni “eroe” che è veramente tale.
Grazie per la memoria, Ester, l’unico filo da “svolgere”, senza requie alcuna.
Vero, Mario, un “cratere” mai colmato.
A presto, Es.
Era l’anno del Galfer, cara Es..
era l’anno di un nostro tempo vitale,
era l’anno di una lunga strada davanti
era l’anno di sogni ancora freschi
ma un gesto oltre ogni inimmaginabile crudeltà
ha spezzato per sempre le illusioni di tutti.
A quasi trent’anni il “fenomeno” non è stato ancora sradicato.
Andró a votare solo in ricordo dei due grandi martiri .