Salone del Libro, ovvero di un gioco antico e sapiente.
Questa volta la Fiera si manifesta, ma senza l’attesa molestia.
Volume su volume, mi immergo in un cartaceo fiume.
Storie a puzzle, incastro, cornice. Comunque sia, esploro felice.
Epica, Dramma, Risata, Poesia. La carta che vince è la fantasia.
Calembour a parte, la trentaduesima edizione del Salone del Libro di Torino ha presentato una pagina più parlata, quasi urlata, più che scritta. Contravvenendo in parte alle regole del gioco-libro, che richiede un passo di avvicinamento a tratti felpato. Per inoltrarsi nel terreno inesplorato con mente curiosa e cuore aperto. Così che novità ed emozioni possano primeggiare, violando posizioni preconcette. E scrollando ruggine dai soliti pensieri.
Ps: La mia personale “caccia al tesoro”, sempre ammantata di serendipity, mi ha condotto ad un metalibro condito di cibo, “Colazioni d’autore” di Petunia Ollister. Dove ogni libro fa colazione coi suoi dolci preferiti. Qualche esempio? “Il grande Gatsby” con eleganti muffin al limone, “Il giovane Holden” con casalinghe uova e bacon, “La donna della domenica” con raffinati baci di dama.
Cara Es,
le tue parole ludiche riescono trasmettere la passione per il gioco più bello del mondo, quel mondo di realtà e fantasia che offre l’ossigeno per affrontare il percorso quotidiano, non sempre ludico.