Più arduo e solitario il cammino senza un tal nocchiero.
Difficile condensare il regista Bernardo Bertolucci in una sola parola, ma forse Maestro si avvicina. Per quel di più, magis appunto, insito nella parola “magister“.
Per padre il poeta Attilio che gli fa amare lo scavo nella parola, per vicino di casa il giovane Pasolini che lo vuole aiutante nel suo primo film.
Il resto è storia del cinema. Perché “Ultimo tango a Parigi”, “Novecento”, “L’ultimo imperatore” , “Il té nel deserto”, “Piccolo Buddha” sono capolavori assoluti, pietre miliari della settima arte. E Bertolucci è l’unico italiano ad aver vinto il premio Oscar come miglior regista.
Mi piace ricordarlo con i versi di una poesia, “Decisioni per un orto”, di suo padre Attilio che ho avuto l’onore di incontrare in occasione del Premio Montale: “Bisogna rivalutare questo orto / recingerlo dove è aperto di rete metallica / azzurra“.
Ecco, penso che l’azzurro, colore dei poeti, sia quello con cui sta ora “giocando” il Maestro Bertolucci. L’ultimo imperatore del cinema.
Cara Es,
quanto è durato poco l’effetto del sorbetto:attimo fuggente…
la notizia della scomparsa dell’ultimo imperatore del cinema mi colpisce a fondo
Cercherò di rivedere tutti i suoi capolavori immortali.Nel cuore mi sono rimasti in particolare Novecento e l’Ultimo imperatore .
E mi rimarrà anche il regista.
Grazie per il tocco da “magister”!