Pupi Avati, il regista di “Regalo di Natale” e di tante pellicole su storie italiane di provincia, ha compiuto ottant’anni.
Ma quando penso a lui lo “svesto” dei suoi pubblici panni e rivedo il “mio” Pupi Avati, l’uomo che una decina di anni fa ebbi l’onore di intervistare nel suo studio di Roma.
In quel meraviglioso “antro acherontico”, pulsante cinema da ogni centimetro di parete, e con le foto dei miti della settima arte ad occhieggiare ovunque bellissimi ed eterei, la mia intervista col grande regista si trasformò presto in una chiacchierata di profondità su temi e passi comuni. Con un idem sentire intorno all’umanità e alla sacralità della vita. Buona parte di quelle parole restarono solo nostre, specie quelle intorno ai genitori, che interpretai come un segnale dall’Altrove.
Per me quell’incontro, indimenticato, fu un “Regalo di Natale” inaspettato. E non solo perché fuori stagione.
Grazie Pupi, e auguri affettuosi.
Guest director al Torino film festival, non so se hai sentito…
Già… Come ha dichiarato, verrà al Tff per “raccontare che cosa ho sognato di fare senza riuscirci. Perché la vita senza sogni è priva di senso”.
A presto, Es.
Certo, guai non coltivare sogni…….ma oggi tutto il contesto politico e sociale li sta distruggendo .
Non cediamo. Continuiamo a nutrire la fantasia !
Cara Es ,
come ricordo il tuo entusiasmo per l’incontro con uno dei nostri maestri del cinema………già dieci anni sono trascorsi ?
Ma , si sa, le esperienze importanti annullano i tempi.