Guardando le immagini di devastazione della “Foresta dei violini” in Val di Fiemme dopo il passaggio della burrasca di acqua e vento che l’ha falcidiata, si può appena sentire un risuonare lieve, tipico di quegli alberi da Stradivari, ora solo più ombra di sé stessi.
È un canto dolente, una nenia struggente che sussurra alcune meste parole della “Dolcenera” di Fabrizio De André:
“e il tumulto del cielo ha sbagliato momento
acqua che non si aspetta altro che benedetta
acqua che porta male sale dalle scale sale senza sale sale
acqua che spacca il monte che affonda terra e ponte”.
Deturpando bellezza e sogni e vita. Perché “nera di malasorte che ammazza e passa oltre“.
quell’immagine fa davvero impressione, soprattutto a chi, come nel mio caso, adora le montagne e i suoi paesaggi…
E non solo le tue adorate montagne piangono, caro Vincenzo… Anche il mio amato mare, dopo la sfuriata, tenta di lenire le dolenti coste… E dire che per Trump il clima è ok e l’uomo non ha colpe…
A presto, Es.
Un’elegia del dolore.
Dolore per altre bellezze naturali sottratteci soprattutto dalla cecità delle menti.
Bellissime parole. Ma forse.
Forse è solo la natura che si manifesta. Senza disegno, senza colpe, senza un piano. Sono i nostri occhi umani che ci vedono un affronto. Forse.
Forse è vero, Simone. Ma noi umani quanto poco bene usiamo le mani… La testa poi, spesso non perviene. E l’etica è parola sacrilega.
A presto, Es.