Cinquantacinque anni fa, il 9 ottobre 1963, alle ore 22.39 una frana enorme si staccò dal monte Toc, “marcio” in friulano, precipitando sul bacino artificiale sottostante e provocando un’onda di 270 milioni di metri cubi di rocce, detriti e acqua che travolse i comuni di Erto e Casso e Longarone. Quasi duemila vittime e un paesaggio geografico cancellato.
Una tragedia annunciata, che si poteva evitare. Perché i rischi di quella costruzione avveniristica, la diga del Vajont, si conoscevano. Esattamente come quelli del Ponte Morandi di Genova.
Disastri già scritti, in nome del profitto economico. Senza tutela alcuna della vita umana e del suo naturale contorno.
Tante,troppe cronache di morti annunciate vanno ad arricchire pagine di storia umana di un Paese in cui noi uomini contiamo solo ed esclusivamente per gli introiti che garantiamo alle tasche dei potenti ,che ci.manovrano come burattini.