Era Marchionne. Quando un tempo viene definito col tuo nome, è palese, sei Storia.
Per gli ammiratori Sergio Marchionne ha salvato la Fiat, esportando il marchio torinese nel Nuovo Mondo. Epici gli incontri coi potenti della terra. Per i detrattori ha tagliato posti di lavoro e sottratto diritti ai lavoratori. Duri gli scontri coi sindacati della fabbrica.
Conti alla mano, oggi Fca vale dieci volte rispetto alla Fiat di 14 anni fa. Un guadagno in borsa del 1000 per cento. Un manager illuminato per molti. Spregiudicato nei modi, per altri. Comunque un uomo che ha fatto storia.
“Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a qualcun altro, la vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri” ha detto Marchionne, citando Hemingway, lo scorso 1° giugno a Balocco al Fca Capital Market Day presentando il nuovo piano del gruppo. Aggiungendo: “L’unico approccio che conosciamo è guardare sempre avanti. È l’eredità che possiamo essere orgogliosi di lasciare a chi verrà dopo di noi”.
E sicuramente lui lascia un’eredità di peso.
Un’eredità decisamente impegnativa quella che lascia un uomo degno di essere ricordato come che è riuscito,a discapito di 80000 licenziamenti, a salvare Mirafiori e comunque quello che é rimasto della Fiat.
Molto discussa la fusione con.l’azienda d’oltreoceano,ma senza dubbio una scelta che ha portato ai frutti che hai scritto,cara Es.
Ho letto molti articoli su di lui in questi giorni.
Mi spiace molto delle sue gravi condizioni di salute in un’età ancora giovane e nel pieno del successo.
Mi piace ricordare che andava da solo a visitare lo stabilimento di Mirafiori lamentando il degrado dei servizi per gli operai.
Si impegnò nel rendere confortevole l’ambiente:”Non si può pretendere un prodotto di eccellenza senza garantire condizioni vivibili a chi lavora”.
Un uomo ,nella sua capacità imprenditoriale non tenera, umano.