Ora che la vicenda dei dodici ragazzi e del loro allenatore intrappolati nella grotta di Tham Luang in Thailandia si è conclusa positivamente, il mondo intero tira un sospiro di sollievo. O meglio, un respiro. Quello trattenuto per diciotto giorni nelle viscere della terra.
Mentre i “cinghialotti” si riprendono luce e vita, viene da riflettere su due figure che di tale evento resteranno protagoniste, il sub e il coach.
Saman Gunan è il sub volontario, ex Navy Seal, che nelle operazioni di salvataggio non ce l’ha fatta per la rarefazione dell’aria nella grotta. Ma voleva ad ogni costo esserci. Seppure fosse in ferie. Per tutti è l’eroe immolato di questa incredibile odissea.
Ekkapol Chanhawong è invece il coach dei dodici calciatori in erba, che ha sempre sostenuto i suoi piccoli allievi durante la forzata permanenza in profondità, incoraggiandoli e sostenendoli anche con la meditazione imparata nel monastero buddista dove è vissuto per dieci anni. Anche lui è considerato un eroe, pur avendo condotto i ragazzi nella grotta nel periodo delle piogge.
Due uomini per cui l’acqua è stata elemento fatale. Per il sub ambiente di mestiere, per il coach ricerca di mistero. E in mezzo dodici ragazzini di cui il primo si è preoccupato e il secondo si è occupato.
In un mondo ideale, l’ordine avrebbe forse dovuto essere inverso.