Il 6 giugno 1968 veniva assassinato Robert Kennedy, due mesi dopo Martin Luther King. Il 18 marzo di quell’anno aveva tenuto il famoso discorso sul PIL. Tanto rivoluzionario allora, tanto attuale ora.
“Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”
La domanda, semplice e drammatica, è sempre la stessa, ogni volta che violentemente viene stroncata una tal fucina di pensieri. Quanto avrebbe ancora potuto elargire alla comunità?