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Archive for Maggio 2018

Guazzabùglio: mescolanza confusa di cose varie, materiali o astratte. “Un affare imbrogliato da mille circostanze diverse gli è un guazzabuglio”.

Altro che liquidità di baumaniana memoria.

Tutto in continua evoluzione, da un giorno all’altro, di minuto in minuto.

Estragone e Vladimiro che aspettano Godot, a confronto, non rientrano più nel teatro dell’assurdo.

Si naviga a vista. Ogni prassi costituzionale bypassata. Qualsiasi scenario fantapolitico all’improvviso è possibile.

Con atteggiamenti irriverenti, cambi repentini, posizionamenti schizofrenici, parole irresponsabili, visioni miopi ed egocentriche.

E le istituzioni che appaiono indebolite, la politica non più memore della propria caratteristica dialettica e la finanza in continua fibrillazione.

Un vorticoso giro di giostra in 80 ore.

Contratto nato con gestazione lunga e parto podalico. Governo giallo-verde, forse. Quirinale in diretta. Savona l’economista, non la città, quale punto cardinale. Conte il professore, non l’allenatore, quale premier poco cardinale. Governo giallo-verde, ancora. Retromarcia. Savona, sempre l’economista, quale punto dirimente. Euro no, ma anche sì, se. Diktat, veti, riserva, rinuncia. Spread su, borse giù. Offese oltralpe. Impeachment urlato. Internet impazzito. Al voto, al voto. Con le infradito? Durante la vendemmia? Piazze chiamate, e prenotate. Bandiere tirate, e ritirate. Campagne elettorali. Dirette Facebook. Strappo, forbici, Cottarelli. Governo tecnico, lista ministri, nessuna fiducia. Ancora qualche ora. Altri incontri informali. Sinistra, chi l’ha vista? Salite e discese dal Colle. Uscite laterali. Accenni e dinieghi. Impeachment anche no. Ci siamo sbagliati. Torna indietro di tre caselle. Di nuovo governo giallo-verde. Sicuri? E Savona? Si sposta di una casella. Ma è un economista, non la città. E allora fermo un giro. E poi ricominciamo. Davvero? Certo, qui non scherziamo.

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In ogni dove è tutto un “fiorire”, si fa per dire, di fenicotteri. Tessuti, tazze, t-shirt, quaderni.

Come se la loro elegante leggerezza rosa fosse ormai una necessaria urgenza in un mondo sempre più rivestito di rozza pesantezza nera.

Insostenibile per l’essere.

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Il 25 maggio è “Towel Day”. Tanta è l’importanza di un asciugamano. Come spiega in modo dettagliato la “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams:

“L’asciugamano è forse l’oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente.”

In giorni di neogoverno forse è utile…

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Noi lasciamo una macchia, lasciamo una traccia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c’è altro mezzo per essere qui.” – Da “La macchia umana” di Philip Roth

Scandaloso in “Lamento di Portnoy”, Premio Pulitzer con “Pastorale americana”, a lungo vicino al Nobel, Philip Roth è stato scrittore di razza. Raccontando, in modo superbo e impietoso, il mondo americano. Attraverso ansie, desideri e ossessioni dell’animale Uomo.

Ecco perché il “seme” che ci lascia è molto più che una “macchia umana”.

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Se solo Giovanni Falcone potesse ancora affacciarsi sorridente alla finestra… Dopo il 23 maggio 1992.

Un fantastico mondo parallelo. In cui qualcosa, per una volta, è andato storto per gli “altri”. Quelli che vivono contro.

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Sebbene la foto più simbolica del royal wedding d’Inghilterra sia quella del bacio tra il principe Harry di Windsor e Meghan Markle, just married, all’uscita dalla St. George Chapel, quella meno convenzionale e reale, ma più glamour, li vede in uscita dal Castello per recarsi al più esclusivo ricevimento in Frogmore House.

Coppia patinata, quasi hollywoodiana. Che incede, lieve e consapevole, su un set real-cinematografico. Quello di “Harry, ti presento Meghan…”.

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“Il colore del Sud a Navhn-Copenaghen” – Photo by Ester Maero

A volte stare da una parte o dall’altra, fa la differenza. Sia essa una barricata o una sponda.

A Copenaghen, per esempio, nel quartiere Navhn, tanto è colorato e affollato il lato sud, tanto é tranquillo ed elegante quello nord.

Eppure solo una lingua d’acqua salsa divide le due rive. Comunque “rivali”.

“L’eleganza del Nord a Navhn-Copenaghen” – Photo by Ester Maero

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A quasi un mese dalla drammatica e prematura scomparsa di Tim Bergling, il Dj Avicii, alcune riflessioni prendono forma. Sul mondo secolare che fagocita le sue creature di successo, e sui nomi “consequentia rerum”.

Tim adolescente scrive e remixa canzoni nella sua cameretta, pubblicandole in un blog e poi nel suo profilo. Viene scoperto e messo sotto contratto. Nonché sotto pressione. E lo pseudonimo adottato, Avicii, detta il nuovo passo del ragazzo di talento.

In sanscrito “Avicii” significa “senza onde”, per il buddismo l’ultimo livello dell’inferno. Quello in cui comincia a scendere Tim, tra alcool, droghe e crisi d’ansia. Al punto da dover abbandonare palchi, pubblico e tour.

In tempi non sospetti, ma solo per noi, Tim faceva ballare il mondo, già gridando il suo malessere al mondo. Inascoltato. Così nel suo “Wake me up“:

Cerco di portare il peso del mondo
ma ho solo due mani
spero di avere la possibilità di viaggiare per il mondo
ma non ho altri piani
spero di restare così giovane
senza paura di chiudere gli occhi
la vita è un sogno fatto per tutti
e l’amore è il premio

allora svegliatemi quando è finita
quando sarò più saggio e più vecchio
tutto questo tempo mi stavo trovando
e non sapevo che mi ero perso“.

Tragicamente predittivo nelle sue onde interne.

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“Il monumento all’editore Neri Pozza – Vicenza” – Photo by Ester Maero

Un libro ha alcune necessità fisiologiche.Tra queste le attente cure dell’editore.

È quanto successe a Vicenza ottant’anni fa, nel 1938. L’avvocato ebreo Ermes Jacchia è costretto alla fuga dalle leggi razziali, così il libro di poesie di Antonio Bartolini non può essere pubblicato dalla sua casa editrice. Qui interviene il partigiano e scrittore Neri Pozza che dà alle stampe il manoscritto attraverso la creazione, con alcuni amici, delle “Edizioni dell’Asino Volante”, originario nucleo vicentino della “Neri Pozza Editore”.

Casa editrice di valore la “Neri Pozza” che fin dalle origini poté fregiarsi, pubblicandoli, di nomi alti della letteratura italiana, da Montale a Gadda, da Parise a Luzi. Includendo, dagli anni ’60, anche gli americani Whitman, James, Melville, Thoreau, Hawthorne.

Oggi è una realtà editoriale affermata e di pregio, che pone una particolare attenzione alle voci in arrivo da lontano. Che è poi l’intuizione originale di Neri Pozza, far conoscere chi è “fuori dalla soglia”. L’ etranger, appunto.

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Gli scrittori fanno metà del lavoro, l’altra metà la fa il lettore“.

Javier Cercas, scrittore spagnolo

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