Cinquant’anni fa, il 3 aprile 1968, usciva nelle sale statunitensi il film di Stanley Kubrick “2001: Odissea nello spazio”. Lasciando una potente traccia nel cinema, nella fantascienza e nell’immaginario collettivo.
La pellicola, lunga 139 minuti, ne ha solo 40 di dialogo, perché si tratta essenzialmente di un’esperienza visiva, “che penetra direttamente il subconscio con un contenuto emozionale e filosofico“, come spiegò lo stesso regista.
Una riflessione profonda e predittiva sull’indissolubile legame che l’essere umano ha con lo spazio e con il tempo, in una sorta di viaggio omerico che va dalla genesi dell’uomo fino alla rinascita sotto forma di feto che fluttua sopra la Terra.
Col monolite nero simbolo di quanto è incomprensibile dalla notte dei tempi all’Uomo. Oggi simile allo schermo internettiano tanto deificato.
E la musica di Richard Strauss, Così parlò Zarathustra, a sottolineare metamorfosi e fragilità umane. Evocando una visionaria analogia tra l’Oltreuomo e il Bambino delle Stelle.
fortunatamente qualcuno che si ricorda del cinquantenario di questo capolavoro… lo avremmo omaggiato anche noi, non fosse che dovremo parlarne a breve nell’ambito di uno speciale che avvieremo sul blog…
quest’anno ne fanno uscire una versione restaurata in 70 mm.
spero che esca anche in italia, mi sa che la sala più vicina per il formato 70 mm è dalle parti di Milano, ma vale la pena fare il viaggio per un evento così
(si è capito che è uno dei miei film preferiti? penso di sì :-D)
“Tanta roba” in quel film, caro Vincenzo. Troppa per noi umani…
A presto, Es.
Grazie Es per averlo riproposto con la tua consueta grazia.
Un film di quelli che rimangono e che ci ricordano che siamo figli delle stelle , piccolissime meteore che lasciano segni , ma destinate a ritornare nell’infinito spazio….