Tema in classe.
Nicola, un mio studente di seconda liceo non sempre attento alla forma linguistica ma con uno sguardo spesso incantato sul mondo, sceglie quello sulle donne “ultime” cantate da Fabrizio De André.
Deve dare un titolo al suo saggio critico.
E qui arriva la poetica sorpresa, il regalo inaspettato. Un verso illuminato, in assonanza grata.
“Felice, triste meretrice”.
Faber, ne sono alquanto convinta, avrebbe tacitamente apprezzato.
un bel titolo, con due (o forse addirittura tre?) figure retoriche in tre parole… non male per uno studente “non sempre attento alla forma linguistica”…
sono d’accordo: faber avrebbe apprezzato
@ Vincenzo
Nicola sarà contento di quanto scrivi tu…
A presto, Es.
@ sonia
Esagerata! È il cuore dell’amica che detta…
A presto, Es.
Una sorpresa non così inaspettata ,
considerato il felix magister del laetus discipulus!
Professoressa! Mi è tornata in mente qualche giorno fa. (Ri)scoprire il suo blog e vedere il meraviglioso titolo che il suo fortunato studente ha dato al tema mi ha riportato alla mente molte lezioni che credevo dimenticate. Ci tenevo a ringraziarla. Mi ha insegnato il valore delle parole e l’importanza di andare oltre il significato palese di un testo. Mi ha permesso, e mi scusi se le rubo le parole, di continuare “i colloqui dell’assenza”, spesso aiutata dalla voce di De André, che tanto mi ricorda quella di una persona assente fisicamente ma più presente che mai. Grazie, davvero.
Grazie a te! Sono sempre più convinta che in un buon clima, affettuoso e leggero, si possa tentare una navigazione comune, discente e docente, per leggere le mappe del mondo e del nostro personale cammino. Bello leggere queste parole, la restituzione fa circuitare buona energia. Aspetto un tuo completo palesarti con un nome. Anche perché ricorderai che “stat rosa pristina nomine”.
Un abbraccio, Es.