Dopo il sacrilego “tiro a segno” maceratese bisognerà prendere infine atto che c’è una pancia profonda e malata del Paese che parla e agisce una lingua destrorsa, a tratti fascio-nazista, in cui la parola “razza” è considerata il centro di gravità di ogni pensiero e azione.
Sarà infine necessario fermare tale deriva xenofoba, applicando fermamente la legge esistente senza più deroga alcuna. Si tratti di saluto romano o di svastiche tatuate o apologia di fascismo. Anche se accade, come la scorsa estate, in una spiaggia di Chioggia tra le cabine travestite da mortifere camere.
È ormai urgente non derubricare tali abominevoli episodi a passeggeri e curiosi fenomeni di costume. Perché il passaggio successivo, dopo l’indifferenza e la sottovalutazione, è l’intento agito di soppressione dell’altro.
E la storia in questo ne è purtroppo, se non maestra, testimone silente.