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Archive for dicembre 2016

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Sembra l’immagine che più di tutte riassume un anno tanto disgraziato. Omran Daqnish, il bambino siriano estratto dalle macerie di Aleppo, è il volto dell’umanità nel 2016. Ovvero con lo sguardo perso di chi ha già visto troppo in termini di orrori e perdite.

Scenari di guerra in diverse parti del mondo, Siria in primis. Esodo epocale di uomini in fuga da bombardamenti e devastazioni e rappresaglie. Atti insensati di terrorismo in ogni dove, aeroporti, lungomari, mercatini. La terra che trema seminando morte e travasa acqua sottraendo vita. Gli uomini che, stanchi delle decisioni dei potenti, votano contro l’establishment. Brexit, Trump e il referendum italiano ne sono l’esempio più evidente. E il Novecento che chiude definitivamente le sue porte con la scomparsa di Fidel Castro.

Sballottati tra i marosi di un tempo storico veloce, insulso, violento, cerchiamo con affanno un qualche labile riferimento nei punti cardinali. Quelli che ti indicano un accenno di rotta. Ma anche quelli vengono meno. Un addio difficile a chi ci ha insegnato a dissacrare come Dario Fo, ai due Umberto maestri chi del dire, Eco, chi del curare, Veronesi. A chi ci ha regalato un modo di leggere il mondo come Ettore Scola, di recitarlo come Giorgio Albertazzi, di pensarlo come Marco Pannella. O di tenergli testa, come Muhammad Alì. E a chi ci aveva reso la Notte meno scura, come Eli Wiesel. O la giornata più leggera come Anna Marchesini o Paolo Poli. Con la musica, sul fondo, che a sua volta tace: David Bowie, Prince, Leonard Cohen, George Michael a lasciarsi sguarniti anche di note per l’anima.

Di tregua c’è necessità. Di pace c’è fame. Amen.

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Risultati immagini per il buono il brutto e il cattivo

Uscito alla vigilia del Natale 1966, il film cult di Sergio Leone “Il buono, il brutto, il cattivo” entra ben presto nella storia del cinema e nell’immaginario degli spettatori che ancora oggi, a cinquant’anni di distanza, si incantano di fronte ad ogni fotogramma pur conoscendone a memoria il dipanarsi.

Così le vicende del “biondo” e taciturno cacciatore di taglie senza nome Eastwood, del loquace bandito “Tuco Ramirez” alias Wallach, e dello spietato sergente unionista “Sentenza” ovvero Van Cleef appassionano nel loro intreccio, reso potente e indimenticabile dalle inquadrature volute da Sergio Leone: campi lunghissimi sul deserto e primissimi piani su volti e dettagli.

Memorabile poi la scena finale del “triello” al cimitero, costruita con cura maniacale, in cui sono gli sguardi dei protagonisti e la musica sublime di Ennio Morricone a raccontare senza parole l’azione. Insieme ad un montaggio sempre più veloce che farà scuola.

Resto grata a mio papà che mi ha fatto conoscere e amare questo film di Leone. Ogni volta che lo guardavamo insieme, pur conoscendone ormai le battute, il silenzio era religioso. E ancora oggi, davanti a questo film, pur da sola sento di non guardarlo da sola.

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Un anno davvero horribilis il 2016 per la musica.

Dopo l’addio a Bowie, Prince, Cohen, anche George Michael, icona pop degli anni ’80 da cento milioni di copie di dischi.

E ci lascia proprio il giorno di Natale, quello che aveva cantato, diventando famoso in tutto il mondo, con la sua “Last Christmas”.

In quel video tutta la spensieratezza di un mondo che appare sempre più lontano. Ormai leggenda. Come George Michael.

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Serenità nei cuori. E una gerla di buona energia.

Auguri di Buon Natale!

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Ancora terrore.

Su riti antichi, semplici, universali.

Azioni folli ma lucide che ci lasciano storditi e increduli.

Perché l’umanità perde tessere. E il puzzle si mostra sempre più incompleto.

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Ci manca Marcello Mastroianni.

E non solo l’attore di talento che ci ha regalato personaggi che sono nella storia del cinema, dal cronista cinico e disincantato de “La dolce vita” a quello anziano e idealista di “Sostiene Pereira”, dal pigro e meschino barone Fefe’ di “Divorzio all’italiana” al sensibile intellettuale non allineato di “Una giornata particolare”.

A mancarci è anche il suo stile, la sua eleganza, la sua misura. Lontano dai toni urlati del nostro oggi.

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Siamo in una nuova epoca storica, quella social.

L’attestazione definitiva è data dagli auguri social a Papa Francesco. Per i suoi 80 anni è stato creato l’hashtag #Pontifex80 nonché mail in tutte le lingue del mondo per inviargli gli auguri.

È la prima volta che accade nella Storia.

Ma è anche la prima volta del nome Francesco al soglio pontificio. E di una “Casa”, Casa Marta, ad essere abitata da un Pontefice. E di un modo di comunicare senza intermediari.

Forse anche per questo gli auguri per Papa Francesco non sono solo social ma anche molto affettuosi. Auguri!

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Nel nuovo governo Gentiloni tanti i promossi. Soprattutto quelli bocciati dal referendum.

Un curioso paradosso, quello del “sempre promosso”. Che mantiene in modo adeguato le promesse.

A partire dalle premesse.

Sempre le stesse.

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Vent’anni fa vinceva il Premio Nobel per la letteratura la poetessa polacca Wislawa Szymborska, divenuta popolare per un suo verso: “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”.

Continuo a sentire forte il battito empatico di quel verso quando ritrovo schegge di me in quel tempo senzatempo in cui mia mamma, pur lasciandomi, mi lasciava il suo cuore.

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Non solo un tempo per addobbare, ma anche per sospendere se stessi.

Come gli addobbi. Guardando il mondo da un punto di vista diverso.

In silenzio. Per ascoltare il muschio respirare. E le stelle sonnecchiare.

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