Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for novembre 2016

Risultati immagini per alluvione di firenze

Cinquant’anni fa, il 4 novembre 1966, dopo intense precipitazioni l’Arno straripava e allagava Firenze, sommergendola di fango.

Dalle ore 4 del mattino la situazione precipita: le acque dell’Arno invadono il Lungarno Benvenuto Cellini, giungono alla Biblioteca Nazionale Centrale nel quartiere di Santa Croce. Salta la luce elettrica, gli orefici del Ponte Vecchio cercano di mettere in salvo i gioielli preziosi, la tipografia del quotidiano La Nazione allagata di 5 metri va fuori uso. Alle ore 9 l’Arno “entra” in Piazza del Duomo e in alcune zone della città ha già raggiunto il primo piano delle abitazioni. In giornata la situazione precipita ulteriormente, con l’acqua a portare via anche vite umane.

Alle 21,42 così l’ANSA riassume l’alluvione: “Firenze è un immenso lago immerso nelle tenebre, di acque limacciose che si estendono per oltre sei chilometri quadrati nei quartieri a nord dell’Arno e in un’area imprecisata nei quartieri a sud del fiume. L’inondazione, la più grossa dal 1270, interessa due terzi della città. Manca l’acqua, manca il gas, l’energia elettrica è erogata soltanto in alcune zone, il telefono non funziona. La situazione è drammatica nelle case di abitazione e negli ospedali. Anche nelle zone risparmiate dall’inondazione scarseggiano i rifornimenti alimentari; nelle altre è impossibile l’approvvigionamento“.

Innumerevoli i danni ai depositi degli Uffizi, ma qui furono gli “Angeli del fango” ad avere la meglio sull’acqua. Migliaia di giovani di tutte le nazionalità, subito dopo l’alluvione, arrivarono in città per salvare le opere d’arte e i libri.

Ricordando ieri e oggi, tali eventi siano da monito soprattutto alle istituzioni. Essere vigili rispetto alla forza della natura, attraverso il rispetto e la cura del territorio. Sottraendo alla noncuranza e al malaffare il bene di tutti.

Pubblicità

Read Full Post »

Quali miracoli artistici possono nascere dallo iato tra voci poetiche alte.

Cento anni fa vedeva la luce “Antologia di Spoon River” del poeta americano Edgar Lee Masters. La prima traduzione italiana, nel 1943, fu ad opera di Fernanda Pivano che conobbe il libro da ragazza grazie a Cesare Pavese. La scrittrice definì quel libro come “un colpo di fulmine“: «L’aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così: “mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggì”. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le reazioni degli adolescenti». Per quella traduzione però la Pivano finì in carcere: “Era superproibito quel libro in Italia. Parlava della pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo.

Ma l’Antologia ebbe successo anche in Italia. E viene letta, tra gli altri, da un giovane Fabrizio De André che  nel 1971 rielabora alcuni testi e li musica nell’album “Non al denaro non all’amore né al cielo. Le note di copertina saranno di Fernanda Pivano:  «Fabrizio ha fatto un lavoro straordinario. Sia Masters che Fabrizio sono due grandi poeti, tutti e due pacifisti, tutti e due anarchici libertari, tutti e due evocatori di quelli che sono stati i nostri sogni. Poi Fabrizio sarà sempre attuale, è un poeta di una tale levatura che scavalca i secoli.»

La prima canzone, Dormono sulla collina, è anche l’introduzione di Masters alla sua “Antologia”.  Con i “dormienti” Elmer, Herman, Bert, Tom, Charley, Ella, Kate, Maggie, Edith, Lizzie, Jones a guardarci, raccontando dalla collina la loro storia. Nostra memoria.

Read Full Post »

« Newer Posts