Once upon a time c’era la fotografia. Per documentare luoghi, eventi, ritratti. Per fermare l’attimo fuggente. Per evidenziare un punto di vista.
In this time si fotografa proprio tutto, dal cibo a se stessi. Riversandolo poi, come un infinito blob, sulla Rete. Replicandolo così a dismisura.
Non si osserva, si scatta. In un’ansia montante di conservazione. Senza consapevolezza alcuna del momento.
Il paradosso ultimo, last but not least, è la foto dello scatto famoso (occhio alle mostre). Come elevare alla seconda, annullando però il fattore iniziale.