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Archive for ottobre 2016

Dopo l’ultima e peggiore scossa sismica di stamane in Centro Italia, della Basilica trecentesca di San Benedetto a Norcia è rimasta in piedi solo la facciata. Un danno gravissimo per il patrimonio artistico e per la testimonianza religiosa e temporale di quel sito. Un simbolo nella sua essenza, ma anche nel suo cedimento essendo San Benedetto da Norcia il santo patrono d’ Europa.

Possibile che il vecchio continente rischi nelle sue fondamenta, tra defezioni e muri, burocrazia e bilanci, respingimenti e crolli?

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Crolli di abitazioni, chiese e palazzi storici nel terremoto del maceratese. Ha rischiato anche il manoscritto de “L’infinito” di Giacomo Leopardi.

E di fronte a tal sommovimento della Natura sono proprio i versi leopardiani a dirci della nostra umana impotenza:

“Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio.”

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Once upon a time c’era la fotografia. Per documentare luoghi, eventi, ritratti. Per fermare l’attimo fuggente. Per evidenziare un punto di vista.

In this time si fotografa proprio tutto, dal cibo a se stessi. Riversandolo poi, come un infinito blob, sulla Rete. Replicandolo così a dismisura.

Non si osserva, si scatta. In un’ansia montante di conservazione. Senza consapevolezza alcuna del momento.

Il paradosso ultimo, last but not least, è la foto dello scatto famoso (occhio alle mostre). Come elevare alla seconda, annullando però il fattore iniziale.

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Il 18 ottobre 1886 veniva pubblicato “Cuore” di Edmondo De Amicis. Libro all’apparenza datato, che però ha ancora alquanto da ricordarci. Per esempio sul senso primo della scuola. E’ il padre del protagonista, Enrico, a sottolinearlo in una lettera al figlio.

Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell’ora vanno a scuola in tutti i paesi; […] vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuola della Russia quasi sperdute tra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiata dalle palme, milioni e milioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose; […] e pensa: – Se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo.

Su tale pensiero soffermiamoci noi tutti, studenti-insegnanti-genitori-figli-politici-cittadini. Soffermiamoci. E poi ripartiamo. Con più lena. Perché avere “istruzione” vuol dire possedere gli strumenti per costruire il proprio “edificio” ed avere le “chiavi” per entrare in quello comune.

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La scelta di Papa Francesco di rinunciare alla tenuta di Castel Gandolfo quale luogo di residenza papale estiva, alias di vacanza, è un po’ più di una notizia. Non essendo mai accaduto prima, è di portata storica.

E pur già abituati alle “prime” volte di Francesco (residenza in Santa Marta, desco condiviso, utilitaria pro berlina), la scelta è spiazzante per la simbologia che ne consegue.

Il Papa non ha necessità di residenza estiva perché non fa vacanza. O meglio non ci va. Perché, mentre noi mortali abbiamo urgenza di “mancare”-vacare sottraendoci sometimes all’obbligo del quotidiano e del dovere, il Pontefice è di continuo nel ruolo assegnatogli dall’Alto. Egli non può essere in vacanza, perché non può “mancare” agli uomini in nessun momento.

Notevole lezione. Persino più etica che teologica. Con buona pace del Pope di Sorrentino.

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La prima volta che vidi Dario Fo avvenne per “colpa” di mia mamma.

Ero bambina e dei suoi spettacoli teatrali visti in televisione ho il ricordo dell’allegria. Tanta e colorata. Frammista all’odore di casa. Con quella strampalata sigla/filastrocca di “Mistero buffo”, Ma che aspettate a batterci le mani, in cui riconoscevo le parti folli e teatrali che si agitano sottotraccia nelle persone, me compresa. Avevo l’idea di un surreale minestrone in cui potevano convivere in modo giocoso “i re dei ciarlatani” e “Napoleon di Francia”, “trenta lune di cartone” e il cuore a fare “seimila capriole”.

Più avanti ne colsi lo scherzo e lo sberleffo, il talento e il dileggio, il sacro e il profano. Insieme al lavoro profondo che necessita la leggerezza, per essere fruita senza essere vista.

Poi lo incontrai, il Giullare Dario Fo. Primi anni universitari, esame di Storia del Teatro da preparare, la figura di Arlecchino, Harlequin, “il re dell’inferno” da approfondire. E lui, Dario Fo, emanazione in terra di quel re saltimbanco, era a teatro con quella maschera. Ricordo lo spettacolo, ma soprattutto il dopo. L’attesa al camerino, l’ansia di incontrarlo, la parola alle corde. E poi eccolo.

La sensazione resta, anche nel ricordo, quella di allora. Era “tanto”, in tutto. Come se fosse necessario un “codice” per coglierlo appieno, per decifrarlo oltre il livello “letterale”.

E lì compresi che alcuni uomini sono una fortuna per quelli a loro contemporanei. Un’occasione per gustare frammenti di Cose Alte. Non sempre e del tutto comprensibili, ma ghiotte e indispensabili al nostro umano “viaggio”.

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Che spiazzante coincidenza quella che vede andarsene, nel giorno di assegnazione del Nobel per la letteratura, peraltro vinto da un altro poeta fuori dal canone come Bob Dylan, il giullare Premio Nobel Dario Fo.

Difficile credere che la sua parabola umana si sia conclusa. È quanto accade ai Grandi, quelli che pensi siano imbevuti di Eterno. E in realtà è proprio così. Dario Fo, grazie alla sua Arte, sta con noi. Incantandoci ancora.

Con il suo geniale grammelot, i suoi sberleffi pantagruelici, la sua satira fustigante, il suo “Mistero buffo”, la sua lucida capacità di denudare, con la risata, il Potere. Da giullare del popolo. Giullare da Nobel.

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Strano destino comune, seppur da fronti opposti, quello di Chelsea Clinton e di Ivanka Trump.

Entrambi i padri hanno fatto/fanno arrossire di vergogna le donne di famiglia, e arrabbiare con sconcerto tutte le altre, per il loro modo di relazionarsi con l’universo femminile.

Uno, Bill Clinton, già Presidente degli Stati Uniti, non solo tradì la moglie Hillary con una stagista in modo e in luogo poco ortodossi, ma negò il fatto stesso.

L’altro, Donald Trump, in corsa per la Casa Bianca, ha denigrato (denigra?) pesantemente le donne con volgari epiteti e triviali espressioni pur sapendo di essere ripreso, convinto che la sua posizione di potere gli permetta l’arroganza di toni e pensieri a riguardo.

Ma mentre l’uomo Clinton rientra, anche maldestramente, nella figura del fedifrago d’antan, l’uomo Trump purtroppo si può solo ascrivere alla categoria del maschio rozzo, dimentico di essere nato, anche lui, da una donna. Quell’essere che il “cowboy” Trump apostrofa come già sospettavamo e ora sappiamo.

E la Nemesi sembra adesso giocarsi, sul tavolo della prossima presidenza americana, la carta della “Donna Tradita” Hillary per farne la “Paladina” dei diritti di tutte le donne. Anche quelle della famiglia Trump.

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Haiti è in ginocchio. Ancora.

Dopo il catastrofico terremoto e le carestie endemiche, l’isola caraibica è di nuovo piegata. Questa volta dall’acqua senza fine dell’uragano Matthew. Che fa danni sugli Usa, ma strage ad Haiti. Travolgendo e distruggendo quasi tutto. Il che su questa terra è davvero poco, ma tanto in termini di vite umane. Più di novecento, portate via dalla furia delle acque.

La matrigna natura di leopardiana memoria? Primariamente, ma non solo. Perché l’uragano altrove danneggia strutture, qui semina morte. Come se anche la natura umana concorresse a dimenticarsi dei luoghi più poveri e impervi della Terra. Perché ad investire lì non c’è guadagno. Nella logica dell’ homo monetarius. Poco faber, per nulla sapiens.

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E’ divenuto famoso per lo scatto della “Ragazza afghana”, quello sguardo magnetico da “Gioconda” che porta inscritto, senza mostrarlo, il mondo circostante. Occhi verdi e drappo rosso.

E poi gli scatti delle Torri Gemelle in fiamme, in rovina, in caduta. A raccontare un mondo che finiva.

Ma il fotografo Steve McCurry è soprattutto la cura millimetrica, linee e colore, nello scolpire con la luce e l’intuizione i volti delle latitudini meno ricordate. Asia in particolare.

La mostra che gli fa omaggio a Venaria Reale, oltre che ricca di materiale, è un viaggio intorno al paesaggio Uomo. Narrato da un sublime sguardo d’artista.

 

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